Speriamo che l’hype legato al nome di Yann Tiersen sproni il pubblico torinese ad approfondire anche gli altri protagonisti di Piano Lessons, la rassegna delle OGR dedicata alle teste di serie del pianismo internazionale. Se la data dell’acclamato maestro bretone è andata sold out come da copione, siete ancora in tempo per andare a sentire Michael Nyman, anche lui mago indiscusso delle colonne sonore, meno eclettico e più rigorosamente minimalista. Monsieur Tiersen, dal canto suo, non ha bisogno di presentazioni e rifugge l’autocelebrazione. Vi basti pensare che dal vivo ormai stravolge quasi sempre i pezzi dell’ormai celeberrima colonna sonora di Amélie, per non ripetersi e per dare nuovi stimoli ai fan che proprio non riescono a vedere al di là del nasino di Audrey Tautou. Cosa aspettarsi, del resto, da uno che folgorato dal post-punk in tenera età ha poi flirtato per tutta la sua carriera con il rock più oltranzista (da Shannon Wright ai The Ex passando per i This Immortal Coil) e con il cinema d’autore (memorabile anche la O.S.T. di Goodbye, Lenin!), riuscendo contemporaneamente a plasmare una sua personale visione di “avanguardia folk-pop”? Una musica viva e sempre in movimento, difficile da catalogare. A chi lo etichetta come “Modern Classical”, per dire, un democratico Tiersen risponde così: “Bullshit”. A questo punto, ogni definizione sembra vaga e vana, oltre che… rischiosa! Yann è viaggiatore errante che sembra mettere d’accordo Satie e Enya, Philip Glass e Sufjan Stevens. Da sempre ci trascina altrove, partendo dalle sponde della sua Bretagna, lì dove il respiro dell’Atlantico sembra incontrare il Mondo intero.
Scritto da Lorenzo Giannetti