Il design a Porta Venezia compare solo come comprimario all’interno di uno spettacolo che non sembra voler prediligere, seppur durante la Design Week, un approccio focalizzato solo sull’arte della progettazione. I tentativi sporadici di imbastire un sistema distrettuale cadono nel vuoto, vuoi per questioni geografiche, vuoi per mancanza di stimoli provenienti dal basso. All’apparenza la scelta di proporre attività chiuse all’interno di piccole location disseminate come atolli nell’Oceano disincentiva la frequentazione dell’area con uno scopo preciso, ma pone il visitatore curioso davanti alla necessità di predisporre un itinerario ben selezionato di punti visitabili in base a interessi pregressi. Sopravvivono gli showroom di Jannelli&Volpi e Manerba, che – condividendo lo stabile – assicurano un’andata fruttuosa senza dover percorrere lunghi tragitti, e spicca come rara occasione di pregio quella del progetto Doppia Firma 2018 che, secondo consuetudine, vede il rinnovarsi della collaborazione tra un variegato ventaglio di progettisti e artigiani. Da segnalare sicuramente la presenza di Philippe Tabet, Serena Confalonieri e di Studio Swine che, reduci dall’incredibile successo dello scorso Salone, quest’anno si dedicano a progetti più contenuti. Anche il battesimo del nuovo Rainbow district, che organizza una mostra su Fiorucci, una mostra su strada all’hotel Ibis (IBISPACE Design) e THESIGNSPEAKING POP UP SHOP a Lazzaro Palazzi, non sembra cambiare le cose. Sembrerà paradossale, ma il rinnovato ciclo di visite guidate ai meravigliosi spazi Liberty della zona potrebbe costituire un validissimo motivo per essere in Porta Venezia quest’anno.