Se ripenso al decennio in dirittura d’arrivo, probabilmente i TOY sono stati tra le poche band che ho ascoltato sempre con costanza, resistente ai miei svarioni per altri generi o alla curiosità verso nuovi esordi sorprendenti. In fondo, la ricetta della band londinese non è particolarmente innovativa né troppo variegata, ma funziona sempre benissimo. Post-punk, shoegaze, krautrock, psichedelia e un pizzico di pop: come fare a resistere a un baccanale sonoro così ipnotico?
Per fortuna poi la nuovissima fatica “Happy in the Hollow” sembra restituirci i TOY dei primi due dischi e allontanarsi dalla semplificazione che caratterizzava i pezzi del solo discreto “Clear Shot”. Anche stavolta, comunque, tornare a vederli sarà un piacere, e so già che su “Kopter” – come ho fatto in tutte le date precedenti – mi esalterò come un bambino davanti alle caramelle.
Scritto da Livio Ghilardi