Potrebbe essere l’anno del botto. L’anno in cui pure chi non ne aveva mai sentito parlare, si incuriosirà al Lars Rock. A questo piccolo miracolo festivaliero nel cuore della Val di Chiana, gratuito e orgogliosamente indipendente. Se pure fosse così, non ci sarà da temere che il Lars svenda l’anima agli sponsor e all’it. pop, perché la cifra principale della sua identità è quella di essere a misura d’uomo, lo specchio di una realtà “culturalmente evoluta” (quella in particolare di Chiusi) dove l’attitudine “rock” incrocia la sacrosanta volontà di valorizzare il territorio, tra i più belli d’Italia – ma contiamo che questo lo sappiate già. Potrebbe essere l’anno del botto perché da queste parti non s’è mai visto e sentito un nome grosso come quello dei Wolfmother, gli australiani con le chitarre heavy che altrove riempiono i palazzetti.
Un’edizione, l’ottava, che però non si nutre del solo “nome grosso”, ma che compone un cartellone a base di sei corde furiose, incazzate e anche qui indipendenti, dove gli altri due headliner parlano da soli per gli insider dell’alternative rock americano più rumoroso e contemporaneo, con i (nipotini dei Nirvana) Metz e i noiser melodici Cloud Nothings. E poi la sempre presente quota italica, pertinente col resto del cartellone, che mette in fila tra gli altri Lags, Black Rainbows e McKenzie. Da queste parti si potrebbe vincere facile con un festival in stile sagra-di-paese, puntando tutto sul cibo locale, sulle numerose bellezze storico/artistico/naturali della zona e sulla collocazione strategica nel mezzo di una delle aree più incantevoli del centro Italia (girarella a Bagno Vignoni o Cortona per far rosicare la mamma?). Ma oltre alla musica e a tutto questo, il Lars Rock Fest non si accontenta e costruisce un programma composito con tante attività collaterali, ogni anno sempre più curate e aperte a includere diversi gusti e fasce d’eta.
Gli “effetti collaterali” pomeridiani: Open Book (festival nel festival che ospiterà alcune case editrici indipendenti italiane, un focus sulle riviste a cui si aggiunge la presentazione del libro “Rock Lit”), una fiera del vinile, il consueto spazio dedicato ai fumetti, l’area bambini, quella live painting e i corsi di yoga. Quest’anno con l’introduzione dei bicchieri in plastica riutilizzabile (scelta sostenibile e gadget che molti dei festival più blasonati d’Italia non hanno ANCORA introdotto), possiamo dire che il Lars – anche a prescindere dai big in cartellone – è decisamente entrato nella cerchia dei “grandi”.
Scritto da Chiara Colli