Mescolare le carte, “farsi infettare”, evitare gli steccati di genere, proporre una visione interculturale che abbia il coraggio di rimettere tutto in discussione. Con un nome anche un filo provocatorio, Germi è nato ormai qualche tempo fa in un quartiere strategico e simbolico per Milano: con una storia importante, centrale, ma ancora autentico e vivo. Non un bar con anche libri e concerti, ma una libreria dove si suona e c’è anche un bar, che ha già conquistato i più attenti e curiosi e che, a dispetto della forma da piccola libreria classica, ha in realtà le potenzialità di un grande laboratorio/incubatore.
Nella variegata proposta musicale/culturale più o meno fissa – assieme ai concerti di musica classica (frutto di una collaborazione con la Civica Scuola di musica Claudio Abbado), la rassegna “A solo”, i numerosi workshop e incontri con scrittori e fumettisti – uno spazio importante è quello del ciclo “Gli amici contemporanei”: concerti di musica contemporanea e d’avanguardia sotto la direzione artistica di 19’40”, collettivo/etichetta dall’approccio per certi versi colto ma sicuramente antiaccademico ideato da Enrico Gabrielli e Sebastiano De Gennaro, già sodali dei due Afterhours fondatori di Germi (Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo).
La contaminazione di stasera vede come protagonista il violoncello eclettico e sempre orientato alla contemporaneità di Francesco Dillon (fondatore del Quartetto Prometeo, allievo – tra gli altri – di Sciarrino e Brunello, protagonista su palchi importanti, da La Scala alla Philharmonie di Berlino), assieme ai visual di Andrew Quinn, artista australiano di grafica digitale con base a Milano dall’inconfondibile tocco immersivo e profondamente connesso con il suono. Portate gli amici (soprattutto quelli meno “contemporanei”).
Scritto da Olivia Rumori