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mer 10.04 2019 – dom 14.04 2019

Sonic hypothesis in a pleasure ground

Dove

Viale delle Rimembranze di Lambrate, 7
Via delle Rimembranze 7, Milano

Quando

mercoledì 10 aprile 2019 – domenica 14 aprile 2019
H 10:00 - 20:00

Quanto

free

Dal 10 al 14 aprile nel nuovo spazio di via Rimembranze di Lambrate 7 Luca Ruali, insieme a Mata Tomasello Trifilò e Nicola Di Croce fa succedere una serie di cose. Gli ho rivolto alcune domande per raccontare la densità della sua ricerca.

Raccontami per passaggi come è nata la ricerca che ha portato alla produzione di Il Paese Nero con la centrale Fies, e poi come questo è diventato una pubblicazione con Bruno e continua a dare origine a una serie di azioni che costruiscono un immaginario sul nesso tra abbandono fisico del paesaggio e desiderio.

La ricerca ha avuto i tempi di una relazione personale. Centrale Fies lavora in una centrale idroelettrica ad un’ora da Trento, che nel tempo ha dismesso alcuni grandi spazi che hanno preso i caratteri dell’abbandono. La voce della Centrale verso l’esterno è Virginia Sommadossi. Abbiamo iniziato a scriverci sei anni fa.

In un periodo in cui passavo molto tempo sull’Appennino poteva succedere che un passaggio della nostra relazione scritta coincidesse con un pomeriggio in cui avevo assistito al recupero di metope italiche con figure femminili di richiamo verso il territorio – una Potnia Thèron e una fanciulla fiore. Questi passaggi personali hanno chiarito le esigenze del nostro rapporto e introdotto il tema prevalente della ricerca, quello di una azione arcaica e femminile che attrae alcuni protagonisti sensibili sul territorio generando vicende personali originali e fuori formato che collaborano poi ad un aumento di complessità sociale.

Avevo di fronte una casistica ampia ma poco connessa teoricamente. Dalla confusione amorosa dell’Hypnerotomachia Poliphili, alla natura dei protagonisti del burattino di Collodi – la fata e sorella morta di Pinocchio.

Associazioni che si occupavano di abbandono mi cercavano quasi per chiarire i loro sentimenti verso le strutture in rovina dalle quali erano attratte, ma se pure ero in grado di offrire qualche contenuto ho avuto bisogno di una formazione ulteriore che mi sono imposto per tenere alto il livello del mio scambio con Virginia, che non ho incontrato di persona per anni.

Quando ho dedicato un saggio breve e tre disegni (Prima parte, seconda, terza) alla Centrale, sono stato invitato a seguire il festival estivo per il quale ho scritto un articolo, usando il moniker: il paese nero.

Una definizione che ha una origine geografica con le foto notturne dal satellite che rivelano l’abbandono dell’Appennino e delle Prealpi: sono illuminate solo le aree urbane collegate da strade e ferrovie veloci, oltre questa unica città luminosa c’è un paese nero.

Componendo un archivio dedicato a il paese nero di contenuti scelti sulla base della loro capacità di rompere i consueti formati di comunicazione, ho avuto bisogno di una forma particolare di montaggio per raccontarlo.

Allora il paese nero descrive il suo immaginario con l’azione Una comunicazione magnetica con la natura, che ha un dispositivo semplice: da due tavoli contrapposti ai lati di uno schermo sono lavorati dal vivo un archivio di campionature audio (Nicola Di Croce) e uno di campionature video, grafiche e letterarie (Mata Tomasello Trifilò).

Una comunicazione magnetica con la natura – sviluppata nel corso di alcune residenze alla Centrale – ha selezionato tracce comunque inappropriate. Pagine di editoria alternativa, casi di scomparsa, interpretazioni della quadreria e della letteratura medievale, serie televisive italiane di atmosfera paranormale, interviste e specchi segreti, documentari itineranti, registrazioni antropologiche e sul campo. Il paese nero ne è una possibile sceneggiatura.

Una intenzione editoriale è rimasta accanto a tutto il processo di ricerca. Molte delle tracce che Una comunicazione magnetica con la natura offre sono recuperate da pubblicazioni indipendenti. La scelta di bruno per il progetto grafico e la pubblicazione sembra naturale adesso anche se è il risultato di una ricerca non tanto di soggetti differenti quanto del tono che mi interessava.

Il paese nero non è una pubblicazione isolata. Centrale Fies sta producendo una collana, Loc. Fies 1, curata da Filippo Andreatta e Virginia Sommadossi con il progetto di seguire il percorso di altri progetti artistici nati in Centrale.

Come si articola il tuo lavoro nella composizione di audio, video, disegno, pensiero attorno a questo immaginario.

Sono un progettista e uso il disegno nel mio lavoro. Lo studio della natura, di strutture indefinite, di figure femminili è la mia forma espressiva in ogni produzione. Il paese nero è una occasione di ricerca per addensare attorno a queste espressioni dirette una costruzione teorica o almeno un montaggio di immagini analoghe. Anche nel caso dei testi dedicati alla Centrale, l’aspetto per me più rilevante era quello dei disegni che li accompagnavano. Sento necessario che anche disegni venduti a clienti di contesti differenti alludano a sistemi culturali o a regole inattese che non devono necessariamente essere espresse.

Se tecnicamente posso produrre progetti, immagini e video, non so invece comporre la musica che necessaria ad azioni di questa natura. Mantengo una analogia audio costante nella scrittura dei progetti. La frequenza di alcuni termini: registrazione, campionatura, montaggio e sovrapposizione di tracce, allude a una relazione tra abbandono, ascolto e progetto: l’abbandono genera una condizione sonora – un nuovo silenzio – che apre il campo a pratiche di ascolto e registrazione; in questo campo le azioni di progetto cercano una attitudine al fuori formato in analogia alle pratiche di produzione audio per generare strumenti complessi di gestione del territorio.

La relazione con la ricerca di Nicola Di Croce occupa questo spazio. Nicola è un musicista e un architetto con un dottorato in pianificazione territoriale che deriva le sue sensibilità da pratiche di registrazione sul campo e da come riesce a restituire queste tracce alle comunità che le generano. Nicola ha costruito una posizione autoriale originale che confonde audio, progetto sociale e del territorio.


La prima vera ondata di passione collettiva per i paesaggi dell’abbandono arrivò nel 700, e anche in quel caso non fu senza risvolti erotici. La seconda, nella quale siamo immersi, ha tratto probabilmente origine dalla deindustrializzazione, per poi evolversi in un immaginario esteso a ogni genere di struttura abbandonata. Tu hai circoscritto il campo a un genere di abbandono territoriale vasto per dimensioni, ma molto specifico: l’Italia interna, il montano, il rurale. La moltitudine di paesi di Franco Arminio, quelli inutilizzabili, quelli che neanche gli immigrati vogliono ripopolare. Perché?

La seduzione di cui sono capaci le strutture abbandonate è continua in Italia dove l’abbandono è una condizione naturale. Il nostro è il solo territorio dove accanto al sistema vivo dei paesi è sempre stato presente il sistema ambiguo delle rovine delle civiltà precedenti e le fratture successive dei terremoti. Le rovine ospitano e provocano storie. Strutture sparse che muovono le persone sul territorio e le attraggono verso sequenze spezzate e casuali – le rovine non sono le quinte di azioni umane, ma l’autore che le genera, favorendo narrative personali diverse e fuori formato che collaborano a un racconto sociale complesso.
Il paese nero sente come il principale vettore di complessità sociale ed emotiva sia ancora la questione femminile e descrive l’azione particolare di figure che recuperano all’abbandono il senso di lasciarsi andare.
Dal 10 al 14 aprile presento il libro assieme a Centrale Fies nel mio studio a Lambrate dove ho disegnato un dialogo tra due ragazze in un bosco – Sonic Hypothesis in a pleasure ground – che sarà proiettato su due pareti opposte e sonorizzato da Nicola Di Croce. Gli elementi e le figure di questi disegni sono stati provati a Fies in un allestimento 1:1 che ha consentito di studiarne le relazioni reciproche. Giovedì 11, alle 18, metteremo in scena Una comunicazione magnetica con la natura.

Scritto da Lucia Tozzi