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mer 17.04 2019 – dom 26.01 2020

Art Nouveau - Il trionfo della bellezza

Dove

Reggia di Venaria Reale
Piazza della Repubblica 4, 10078 Venaria Reale, Torino

Quando

mercoledì 17 aprile 2019 – domenica 26 gennaio 2020

Quanto

€ 14/12

Almeno un paio di volte l’anno, abitando a Torino, amo incamminarmi verso la collina per raggiungere Villa Scott, uno dei luoghi simboli dell’architettura Art Nouveau, di modo da contemplare gli esterni della spaventosa “villa del bambino urlante” di Profondo Rosso. Casa Fenoglio-Lafleur, in Corso Francia, è un altro splendido edificio, progettato nel medesimo stile, che ti rende orgoglioso di vivere in una città dall’altissima offerta culturale ma in cui imperversano, purtroppo, un inquinamento atmosferico e un disagio sociale sempre più in salita. Proprio nella “Parigi d’Italia”, in ogni caso, fu presentata nel 1902 l’Esposizione internazionale di Arte Decorativa Moderna, in cui la corrente, nota in Italia come Liberty, ebbe modo di raggiungere il suo apogeo in un’occasione in cui furono esposti i lavori dei designer di tutti i maggiori Paesi europei.

Nata in Francia, l’Art Nouveau introdusse una nuova e radicale concezione visiva della natura, la cui mistica complessità fu reinterpretata dai suoi artisti per mezzo di forme floreali e organiche come strumenti per leggere il contesto della vita moderna. A ciò si associava la piena attenzione per l’universo del femmineo, con la figura della donna deposta come soggetto perfetto da ritrarre. Alphonse Mucha, pittore ceco trapiantato a Parigi, divenne celebre per i suoi splendidi e caratteristici manifesti ritraenti Sarah Bernardth, attrice dell’epoca, detta “la divina”, autentica star di fine Ottocento.

Nella qui presente mostra, allestita nel complesso delle Sale dei Paggi (due ore per trovarne l’ingresso dall’esterno dei giardini, essendo questo sepolto sotto a una montagna di vegetazione artificiale), è dato di ammirare una nutrita selezione di poster a celebrare l’arte grafica e tutti gli aspetti dell’applicazione dell’Art Nouveau al mondo commerciale e pubblicitario. Tra gli artisti in evidenza, a parte qualche cosa di Mucha, si rinvengono i lavori di Paul Berthon, Manuel Orazi, Eugene Grasset, oppure Emile Gallè (rimarchevole la visita alla GAM, nel 2016, per “Organismi. Dall’Art Nouveau di Émile Gallé alla Bioarchitettura”). Il problema, tuttavia, è che sul piano della mera fruizione visiva, una volta giunti alla fine del percorso, si ha la netta impressione di non aver visto alcunchè di realmente appetibile.

Perché del “corpus di 200 opere” indicato in modo un tantino fuorviante nella brochure, il materiale presentato è quasi completamente di natura cartacea, nonché di piccole dimensioni. Più che del “trionfo della bellezza” narrato dagli organizzatori, sarebbe in questo senso più indicato parlare di “trionfo dell’approssimazione”, dato che se l’intento di fondo è quello di vendere una mostra sull’Art Nouveau nella sua globalità, in realtà ne si mette in scena quasi esclusivamente il versante grafico-comunicativo, con un senso dell’allestimento, peraltro, che lascia a desiderare. Vero è che la maggior parte dei visitatori di questi luoghi dell’arte non ha grosse pretese, componendosi prevalentemente di famigliole con figli irrequieti e coppie annoiate della domenica (senza dimenticare la sempre presente armata senile d’ordinanza), i quali si accontentano di arrancare tra un’esposizione e l’altra col cervello focalizzato su che cosa mangeranno per cena una volta rincasati. Se però si entra con troppo entusiasmo, è probabile che in breve tempo questo possa scemare. Intendiamoci, la Reggia sa offrire, al di là di ogni possibile punto di vista soggettivo, esposizioni di altissimo livello (vedi Erwitt e Salgado), seppur concedendosi cadute di tono che negli ultimi anni sono apparse abbastanza di frequente (vedi l’abominevole mostra su Lady D o la più recente “Easy Rider”).

Scritto da Simöne Gall