In questa mostruosa macchina globale che impone gusti, tendenze e stili di vita, non il caffè è presente. “Ma come?”, direte voi, con il naso sopra la moka la mattina e gli occhi fissi sull’espresso, sempre al bar sotto casa. E invece va proprio così, e se siete degli scaltri – nemmeno troppo – osservatori, lo avete già realizzato. La chiamano la terza wave del caffè questa ondata che porta in città una nuova alfabetizzazione in materia che cerca di scardinare uno dei più sacrosanti riti italiani. Nessun intento colonizzatore, sia chiaro, ma solo nuovi modi di bere la bevanda più consumata al mondo.
The Milan Coffee Festival lo sa bene e chiama a sé l’esercito di lavoratori, studenti e/o nullafacenti, appassionati e professionisti che mattina dopo mattina ordinano la classica tazzina fumante. Ma va oltre e ci spiega che il caffè lo possiamo bere anche in mille altri modi. Sentirete parlare di terroir, perché anche con il chicco nero la provenienza geografica e territoriale è di primaria importanza. Degustazioni gratuite, workshop interattivi, performance di baristi e torrefattori, che si dividono nei diversi corner: come The Brew Bar per le preparazioni a filtro con Chemex, Aeropress, V60 e French Press; o The roaster village per conoscere i pregiati specialty coffee e altre diavolerie. Ci si districa tra cappuccini decorati, shot di caffè esotici e litri di liquido nero da ogni parte del mondo. Una manifestazione da scoprire e da bere d’un fiato. Preparatevi. C’è da restar svegli per ore.
Scritto da Martina Di Iorio