La prima volta fu disastrosa, ricordo poco. Colpa mia e dell’entusiasmo che mi montava dentro per il mio esordio di fronte al cavaliere oscuro. Vi sembrerà strano ma la messa nera non venne celebrata in qualche cattedrale techno sparsa nel mondo, ma a due passi da casa, tra le colline marchigiane in una sera di mezza estate. Macchina arrogante che sfrecciava sulla strada provinciale diretta non ricordo dove. Forse era il Maf Maf, forse era un sogno. Palco scarno, grandi aspettative per il biondo e le sue leggende: “suona al Berghain per 20 ore”, “ma lo sapete che una volta quando suonò in un club di Francoforte venne giù San Pietro?”, “un amico di un amico che vive a Berlino mi ha detto che Marcello suona a testa in giù e bendato”. Peccato aver esagerato quella sera alla presenza del cavaliere, delle dolci colline marchigiane e dello spirito di Leopardi sopra di noi.
Gli anni passano, e mi scontro con il cavaliere altre volte, tante volte. Esagero di meno (ossimoro leopardiano), inizio a ricordare e a collezionare i suoi set: emozianali seppur dritti e massicci, teutonici nel nervo ma stranamenti umani e molto connessi con il pubblico. Come tutti i grandi attira critiche dai giacobini vestiti di nero, che lo mettono al rogo per aver avuto la capacità di arrivare se non a tutti, a tanti. Vecchia storia.
Marcello convince anche quando lo vedi in canotta al Sonar e ti chiedi se hai davanti Jamie Jones o i Martinez: niente paura, la sostanza non cambia. Al Dekmantel non sbaglia un colpo (sarà l’aria fredda che gli ricorda casa), e chiude lo stage UFO – passatemi la zarrata – tra bombe a mano e raid aerei. Ai Magazza arriva con DVS1, altro pettinatore di folle battente bandiera a stelle e strisce: quelle che vedrete in questa notte.
Scritto da Lady D.