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ven 01.11 2019

Uochi Toki

Dove

Circolo Ohibò
Via Benaco 1, 20139 Milano

Quando

venerdì 01 novembre 2019
H 21:30

Quanto

€ 8 + d.p. con tess. Arci

0:00
0:00
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    Uochi Toki

Courtesy of Spotify™

Quello dei Uochi Toki è uno dei più radicali e controversi esperimenti sul linguaggio che la “canzone italiana” abbia conosciuto negli ultimi anni, da parte di una band che rimane praticamente un unicum nel panorama nostrano. Che poi Napo e Rico i limiti li avevano valicati già da un pezzo. Quello che definiscono «rap frastagliato» è da sempre lontano anni luce dall’ortodossia hip hop e costituisce un universo a sé, fatto di parole (le “arringhe” infinite di Napo), suoni (le basi sempre più ostiche e astratte di Rico) e anche di immagini (spesso si assiste a “concerti illustrati” sul momento dallo stesso Napo). Delle volte tutto sembra studiato nei minimi dettagli, come se si assistesse a un meticoloso esperimento da laboratorio; altre volte sembra prevalere l’improvvisazione.

Dopo l’ultimo, visionario tour “Uochi Toki in VR”, in cui disegnavano nello spazio virtuale a tre dimensioni, facendo interagire il segno con il suono e creando effetti sincronizzati a tempo con i beat o i campioni, è già ora di un nuovo album. Scritto di getto, con pezzi più brevi, pieno zeppo di distorsioni, azzardi noise e beat ossei, “Malæducaty” è «un disco che nasce direttamente nell’amarezza della sconfitta durante gli attriti degli Uochi Toki con il pubblico e con le varie strutture umane che definiscono l’Attuale, invece che da un’idea narrativa sorretta da uno sguardo lucido».

Aspettatevi un set e un mood più oscuro, un percorso – con brani legati fra di loro – di accettazione e rinascita che non promettono mai catastrofe o lieto fine; un disco in cui si cambia continuamente argomento anche se ogni traccia è concatenata con quella successiva. Quasi sempre un loro live è un’esperienza stordente e disorientante. C’è chi li accusa di essere pretenziosi e chi li considera dei geni, chi si perde nel flusso di coscienza o chi si perde e basta. Ognuno ha i suoi limiti.

Scritto da Lorenzo Giannetti