Quest’anno la Biennale, costretta a rinviare al 2021 la mostra internazionale di Architettura, ha deciso di reinventarsi nel segno della sua importante e stratificata memoria storica. Il padiglione centrale dei Giardini ospita “Le muse inquiete“: ci sarà tempo dal 29 agosto all’8 dicembre per visitare questa esposizione di arte e memorabilia dal titolo dechirichiano. Ci troveremo di fronte al più elegante palliativo possibile: la “Biennale delle Biennali”, una decoratissima metabiennale che riflette su sé stessa e sulla storia globale politica, sociale e culturale, in cui ha da sempre operato e che ha da sempre influenzato l’istituzione veneziana. Il tema si è fatto introspettivo. E i ben sei curatori riuniti – Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) – hanno lavorato alacremente con alcuni dei più importanti archivi nazionali e internazionali per restituire al tema le rappresentanze che merita: filmati rari, testimonianze scritte e orali, opere.
Una mostra collettiva quindi, non per il numero di artisti coinvolti, quanto per le istituzioni e personalità direttamente chiamate in causa (le collaborazioni vanno dall’Iveser, Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea alla Tate Modern, al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) a riflettere e collaborare su un tema e su una mossa gestionale, quella del Presidente Roberto Cicutto, di centrale importanza per questo 2020. Con questa Mostra si intende rafforzare l’immagine della Biennale «come laboratorio permanente di ricerca delle arti contemporanee, motore indispensabile di indagine sul presente e sul futuro e strumento strategico di sviluppo anche economico per la società contemporanea», dichiara Cicutto.
I percorsi di ricerca costruiti nelle sale del Padiglione Centrale, attraversano le sei discipline artistiche e si dividono in momenti storici: gli anni del Fascismo (1928- 1945), la guerra fredda e i nuovi ordini mondiali (1948 – 1964), il ’68 e le biennali di Carlo Ripa di Meana (1974- 1978), il Postmoderno e la prima Biennale di Architettura, fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione. La Biennale 2020 rappresenta allora una pausa di riflessione rispetto alla consueta “formula biennale”; una sosta forzata e dovuta rispetto al ritmo incalzante di vernissage/rassegne/conferenze/monta-e-smonta/arte-architettura-arte che si è tenuto (quasi sempre) per gli ultimi 125 anni.
Informazioni Pratiche:
La vendita dei biglietti è solo online. Gli ingressi sono scaglionati ogni 30 minuti, con capienza massima di 200 persone
Biglietto intero 12, biglietto ridotto 8
Orario estivo 11-19; orario invernale 10-18
Info: booking@labiennale.org
Scritto da Francesca Sante