Spazio ORDET assume le sembianze di una terrificante casa degli specchi. Attraverso immagini alienanti, prelevate dall’oceano web, Arbiter of Worlds ci obbliga a chiederci se stiamo guardando con giudizio il nostro riflesso distorto, o se invece sguazziamo inconsapevoli tra i detriti, nel tentativo di restare a galla. Ipnotizzati da un gigantesco blob informe, seguiamo le ricerche di Rafman volte a creare uno iato sempre maggiore fra il perturbante e ciò che chiamiamo “reale”. In questo assemblaggio di forme e di spazi, nell’angosciante ricerca dell’identità, mostruose creature si parano davanti ai nostri occhi, mescolando la dimensione onirica con la rappresentazione del quotidiano. L’obiettivo di tale processo è quello di restituirci la tensione tra l’impassibile occhio della macchina – che raccoglie tutto indistintamente – e il tentativo dell’occhio umano di riconnettere le immagini a un significato. Il risultato è atomico: un’esplosione incontrollata, generatrice di un modernissimo Sturm und Drang, inteso come totale fascinazione e sconvolgimento, anche per i meno appassionati di videoarte. 

Per fruire dell’esperienza completa assolutamente consigliato munirsi di un paio d’ore libere per approfittare delle poltrone post apocalittiche in schiuma di poliuretano espanso.