“Chi sta cambiando Milano?”. Una domanda che si fanno tutti in tanti e che ricorre, immancabilmente, di quando in quando. Ma c’è da dire una cosa: negli ultimi anni e nei prossimi a venire, i più immediati, Milano cambierà davvero faccia. Cambia veste, cambia trucco, cambia volto – un po’ come potrebbe intendersi una plastica facciale o una dieta tanto salubre da cambiarvi i connotati, tipo rinunciare al fumo e all’alcol. Insomma, diciamo che in linea di massima saremo tutti vivi e vegeti quando Milano sarà un’altra città.
A porsi questa domanda sono BASE e FROM, in collaborazione con noi di ZERO, CheFare e Scomodo. D’altronde, non potevamo non mancare, perché in fondo uno dei fattori di trasformazione della città di Milano è quella moltiplicazione dei centri che vuole, in alcuni dei suoi intenti, dismettere l’uso del termine “periferia”, preferendo il termine quartiere. Poi c’è BASE, che fa da capofila per quei presidi territoriali che sono gli spazi ibridi; FROM, che si occupa di city making, tra strategie di progettazione, gestione e comunicazione, e gli amici di CheFare e Scomodo, media che da sempre si sono occupati delle trasformazioni urbane di Milano.
Insomma, “Chi sta cambiando Milano?” è una due giorni di dibatti, panel, tavoli di discussione, che invita le tantissime realtà ed esponenti che stanno mettendo le basi sull’avvenire della città, ridefinendo velocemente ciò che si è sempre inteso, negli ultimi trent’anni, come “modello Milano”. Non per niente, al centro delle discussioni ci saranno tre temi che definiscono i confini dell’idea metropolitana meneghina: Ambiente, Lavoro e Abitare. Difficilmente slegabili l’una all’altra, sono i tre vettori su cui si sta riflettendo l’idea di urbanità: la crisi climatica, la mobilità e la logistica; l’equità del lavoro, il reddito e la salute – nel senso più ampio del termine; l’affitto (croce di chiunque) e i termini sociali dell’architettura. Qui dentro ci sono questioni che riguardano la produzione di valore nello spazio urbano, la classica dicotomia mai risolta per bene tra spazio pubblico e spazio privato, e ovviamente tutto questo permea gli ambiti di produzione che danno valore sostanziale alla città, su cui il capitale urbano si fonda: i compartimenti creativi di design, arte e moda, insomma: la cultura con le sue capacità di aggregazione, intrattenimento e innovazione, nonché il ruolo dell’editoria e de media territorializzati (tipo noi, CheFare e Scomodo, per l’appunto) e dell’informazione.
Insomma, le sfide e gli ambienti futuribili sono tantissimi, e tanti sono gli invitati. Ci sono assessori e imprenditori, docenti e creativi. Ci saranno quelli di Will e quelli del Politecnico, di Feltrinelli, la Casa delle Donne, Alcova e REDO, Bocconi e Bicocca, Le Cannibale, il Fringe e Music Innovation Hub e pure le controculture di Agenzia X.
Noi moderiamo ovviamente questi ultimi, nel panel su cultura, intrattenimento e aggregazione. Il resto del programma ve lo lasciamo qui.
Scritto da Piergiorgio Caserini