“Milano a portata di mano ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano…”. Rispetto al 1979, anno in cui Lucio Dalla scriveva questi versi, la nostra città ha centuplicato le sue articolazioni etniche e si è notevolmente espansa; la sua apertura al mondo, oggi come allora, rimane però insita nella sua natura e, per nostra fortuna, immutata. Dove possono trovare quindi rifugio e ospitalità gli innovatori della cumbia da una parte e i pionieri del “pantropicalismo metropolitano” dall’altra se non a Milano? La sera del 21 settembre, allo Spazio Teatro 89 di via Fratelli Zoia 89, si presenta la possibilità per il pubblico di viaggiare letteralmente per il globo, immersi dalla testa ai piedi in atmosfere esotico-sperimentali che rappresentano il comune denominatore di Meridian Brothers e Addict Ameba. I primi, partendo dalla tradizione colombiana e dal genio di Elbis Alvarez, hanno aperto molteplici parentesi sulle infinite possibilità di espansione della cumbia, mescolando quindi sapientemente folk, psichedelia pura e ritmi caraibici; i secondi, di casa a Milano, nel barrio Casoretto, hanno canalizzato i suoni e le atmosfere della Milano popolare e multietnica verso la creazione di un linguaggio sonoro innovativo che spazia dal jazz-rock all’afrobeat.
“Vagabondi siamo e andiamo per il Mondo, suonando strumenti anziché clacson”, recita Panorama, uno dei brani più rappresentativi di Paramor, album degli Addict Ameba uscito un paio d’anni fa. Se non siete mai stati in Sudamerica o in un luogo esotico imprecisato del pianeta terra e per una sera volete provare l’ebrezza, chiudendo gli occhi, di perdervi in un borgo della Colombia tra case basse coloratissime popolate da ragazzi che corrono impolverati dietro ad un pallone o in una jam session tribale all’interno della foresta amazzonica, vi basterà pagare il prezzo del biglietto per un viaggio dove l’unico passaporto di cui avrete bisogno saranno le vostre orecchie.
Scritto da Marco Mascolo