È sempre difficile tornare dopo una lunga pausa. Ri-annunciarti al mondo, riemergere in un panorama musicale da cui sei stato assente per un po’ e dover ri-scolpire la tua identità musicale in un mondo che potrebbe essere andato avanti anche senza di te. Ma non per Paolo Nutini. Per il cantautore scozzese, un po’ più vecchio, un po’ più saggio e un po’ più contemplativo, il ritorno sulle scene dopo otto anni di silenzio è stato apparentemente facile e Last Night In The Bittersweet, il primo full lenght ufficiale dopo Caustic Love del 2014, è un disco così disinvolto e unico da essere sostanzialmente ingiusto. Un lavoro che giustifica la lunga assenza e che risulta probabilmente il suo più completo fino ad oggi. Lo possiamo vedere quasi come un’odissea emotiva, che vede la voce roca e intensa di Nutini abbinata a un suono vasto e caleidoscopico che abbraccia tutto quello che può. Il rock, il soul, il krautrock. Canzoni che come un patchwork tortuoso di suoni ricompongono un percorso di imprevedibili emozioni e sentimenti contrastanti. Una nuova veste, forse un nuovo Nutini che nel autodeterminarsi si prende il rischio di allontanarsi dalla discografia passata e dall’aurea pop che lo aveva circondato.