“Il mio pubblico è fatto di persone ricche di curiosità artistica e soprattutto che non hanno mai avuto la schiavitù della moda, cioè che sono disponibili a sentire l’attualità e non il senso del retrò a tutti i costi, anche se io gli suono un valzer o una mazurka o se cerco delle sonorità di stampo molto antico e non elettroniche alla moda: questo è il mio pubblico ed è così dappertutto“.

E in mezzo secolo di carriera il pubblico ha seguito Paolo Conte davvero dappertutto, dai jazz club fumosi alle arene classiche, passando anche per la ribalta televisive. Quella del 19 febbraio però è una prima (volta) per tutti, per i fan di lungo corso, per le nuove generazioni e per Paolo Conte stesso. L’avvocato-chansonnier di Asti sarà il primo cantautore in assoluto ad esibirsi alla Scala di Milano, palco prestigioso quanto legato alla propria tradizione, che non a caso lo inserisce nel cartellone nell’ambito della rassegna “Concerti Straordinari“, non senza qualche immancabile polemica: leggi qui. Il Nostro non si scompone e rilancia col solito sublime e sornione slancio poetico, dicendo di essere consapevole di affrontare quella che definisce “la trincea della lirica“. Dopo il recente concerto-evento alla Reggia di Veneria e dopo esser tornato indirettamente addirittura nel circuito “indie” grazie ad un bel disco-omaggio di Giovanni Succi dei Bachi da Pietra, Paolo Conte è pronto a conquistare anche il tempio scaligero, accompagnato da un ensemble orchestrale di undici elementi. E l’aplomb di sempre.