Nonostante siamo nel pieno del carnevale e molti indosseranno maschere, compreso il nostro Claptone, non sarà difficile riconoscerlo. Anzi, se devo dirla tutta anche ad occhi chiusi – e orecchie ben aperte – non si può dare che un volto (o una maschera) a quell’house sì underground ma che strizza l’occhio al lato “hit” della forza. Molti, cercando di imbrigliare dentro etichette il lavoro dell’uomo mascherato di Berlino, definiscono la sua musica un house accessibile da cui si potrebbero tirar fuori buone tracce per la radio. I detrattori storcono il naso, io rispondo con un complimenti per Mr. Claptone: riuscire a portare un genere musicale anche fuori dai club, con una produzione sempre di stile, ricerca ed eleganza, semmai è un merito. Al Club House giù il cappello, o la maschera, per lui.
Scritto da Martina Di Iorio