Ian Svenonius è un musicista d’altri tempi. Di quelli – che comunque, per fortuna, continuano a (r)esistere – totalmente indifferenti alle mode e al music biz. Ma sempre fedeli a un suono che difficilmente scende a compromessi. Dalla roccaforte del punk hardcore Washington D.C., è stato prima colonna portante dei Nation of Ulysses (a fine ’80), poi tra i fondatori della creatura post punk The Make-Up, successivamente in varie formazioni indie rock (Weird War, XYZ) fino al rock’n’roll spigoloso e disturbato dei Chain & the Gang, legandosi, nel tempo, a etichette che non necessitano presentazioni come Dischord e In The Red.
Con alle spalle 30 anni di attività indefessa nei sotterranei del rock indipendente, “marxista eretico” e icona della controcultura, tra la scrittura di un libro e la presentazione di un talk show online, era decisamente ora per Svenonius di esordire (!) da solista. Lo ha fatto lo scorso anno, sempre alla sua maniera provocatoria, con una “introduzione alla fuga dalla realtà” a base di wave minimale ed elettronica sinuosa e psicotica alla Suicide. E sempre per una delle etichette che nel giro indipendente contano, Merge.
Stasera sarebbe un peccato non venire a tributare un personaggio di culto, imprevedibile e romantico come lui.
Scritto da Chiara Colli