La sopravvivenza e lo sviluppo della nostra specie sono stati possibili grazie a una sola cosa: la capacità di adattamento. Fin dall’epoca dei primitivi, la versatilità dell’uomo è stata la chiave per far fronte alle condizioni sempre più mutevoli che si sono presentate nel corso della storia. Tranquilli, la smetto subito con questa noiosa spiegazione da professore scolastico, volevo solo esaltare la principale caratteristica dell’artista in questione, la versatilità del buon vecchio Solomun.
Il mio bosniaco barbuto preferito è l’unico dj che ho ascoltato per ben sette volte, ognuna di queste in una location diversa, e vi assicuro che non ha mai deluso le attese, oltre a non risultare mai fuori luogo. Il suo modo di trovare dei set adatti ad ogni pubblico è spiazzante. Dalle “mattonate” lanciate nei principali festival techno, passando per le tracce ballerine del Boiler Room, fino ai suoi variegati live nei clubs di tutto il mondo. Il filo conduttore è sempre lo stesso: tutti ballano e si dimenticano dei loro problemi. Stavolta torna al Fabrique, dove l’ho sentito per la prima volta e me ne sono musicalmente innamorato. Volete innamorarvi anche voi? Be’, allora sapete dove andare.
Scritto da Fabio Carugo