L’attività come musicista di Félicia Atkinson ha la caratteristica di porre costantemente la composizione come atto narrativo. Nella sua musica non troviamo interpretazione, attraversamento o disgregazione. Piuttosto, costruzione, configurazione. Paesaggi sonori stratificati che compongono una dialettica netta tra ascoltatore e produttore tramite l’assemblaggio, la presa in prestito di pezzi di lavori altrui ed astratti dal contesto, riutilizzati in funzione dell’immaginario veicolato. Ne sono un esempio i vari momenti spoken dei suoi brani, in cui versi di poesie trovano una nuova casa atterrando in spazi inediti. Come nei film di Jean-Luc Godard (punto di riferimento citato più volte dalla Atkinson), la cultura è un pozzo da cui attingere per costruire significati tramite il montaggio, utilizzando oggetti cui il valore non si è esaurito.
Il suo ultimo album, Image Langage, è costruito su una serie di impulsi che, seppur portano la tentazione di essere definiti easy listening, si discostano e negoziano il termine attivamente. Un tipo di ascolto che nasconde alcune insidie dietro una forma accogliente, che costruisce un’esperienza stratificata di cui non è semplice fornire una chiave di lettura univoca.
Image Langage è un album che, come nella gran parte delle composizioni di Félicia Atkinson, vengono percorsi degli spazi liminali; field recordings, vari collage sonori e alcune bizzarrie compongono un quadro che costruisce delle impressioni, operando per movimenti laterali.
L’artista francese – musicista, scrittrice e direttrice della casa editrice Shelter Press, progetto ibrido a metà tra etichetta discografica e publishing house in senso stretto – sarà la protagonista del secondo appuntamento di Suites, il nuovo spazio d’ascolto firmato Threes Production situato nel delizioso dehor di COMBO Milano, che mira a creare una dimensione intima e quieta di cui, nella frenesia della mondanità cittadina, si sentiva la mancanza.
L’impostazione spaziale-sonora dell’evento, quindi, condurrà dolcemente il live di Félicia Atkinson, valorizzando una pratica artistica che fa del dettaglio e della sfumatura il suo carattere distintivo.
Scritto da Pietro Leonardi