La mostra presenta opere recenti realizzate negli ultimi due anni: Esercizi, la nuova serie di fotografie a colori, e quattro video realizzati appositamente per l’occasione. Il contesto in cui le opere si trovano a dialogare è un luogo sospeso nel tempo che l’artista allestisce con tende bianche e verdi tipiche del periodo estivo.
Alessandra Spranzi lavora con l’immagine fotografica in modi e forme diverse: fotografando, rifotografando, raccogliendo, tagliando, indicando, cancellando. Interviene quando le immagini e le cose si allontanano dal loro uso e diventano, per così dire inconsapevoli di sé, delle proprie possibilità e della propria bellezza.
Le immagini create da Alessandra Spranzi ci lasciano in sospeso, sono immagini aperte, ma non per proporsi come una questione aperta allo spettatore, non per essere interrogativi, ma per salvaguardarne l’enigma, o comunque la profondità, una certa loro indicibilità intrinseca.
Come scrive Lisa Andreani nel testo critico che accompagna la mostra “Tra la prima e la seconda sala, vedremo, alcuni soggetti sono più protagonisti di altri. Le sedie sono in bilico, appoggiate ad un tavolo, in attesa di appropriarsi di una funzione di uso comune o forse più che altro in uno stato di esercizio. Oggetti straordinari, portatori di storia e storie. Implicazione di una gerarchia, tendenzialmente patriarcale, ma anche cose con la forza di saper giocare. La sedia è anche democratica, malleabile e confortevole. L’altro soggetto, caldamente presente, è una forma circolare: palloni, arance, distese di frutti, una noce, una gamba di un tavolo.”
Scritto da LR