Che storia, i SabaSaba! Ogni volta che incidono qualcosa buttano giù un muro. Che storia e che storie che sanno raccontare con il ricorso a una musica fatta al 100% di concretezza. La città sconosciuta di cui parla questo nuovo disco è quella dello scrittore di fantascienza dark China Miéville, ma potrebbe essere senza grosse difficoltà anche una delle nostre. E più di ogni altra, la Milano di questo inizio millennio vi si adatta alla perfezione, con la sua aria irrespirabile, la sua socialità disgregata, i suoi ambienti resi sempre più claustrofobici dall’incombenza di nuove costruzioni che si mangiano gli spazi come predatori voraci. Una città piena di confini tratteggiati, che si vorrebbero invisibili ma invisibili lo diventano solo per abitudine forzata. Volenti o nolenti, siamo state educate tutte a girare lo sguardo, a distrarci dagli attriti, dai confini che esistono e, è storia dirompente dei nostri tempi, mietono vittime. Rifuggendo con convinzione un universo di musica ambient fattasi sempre più piatta, anonima e anestetica, i SabaSaba rimettono l’idea al centro del suono, l’artigianalità come strumento per plasmare una storia e con quella raccontare un mondo in cui il confine, che sulle mappe digitali appare come una riga spessa e invalicabile, diventa un’esplosione di vita, rumore e conflittualità, una volta distolto lo sguardo dallo schermo. Che storia, i SabaSaba! Che storia, che tragedia, che farsa, il mondo!
Scritto da Filip J Cauz