Non è sempre difficile entrare nei circoli tennis.

Del tennis possono rivelarsi affascinanti soprattutto i suoni. Il tonfo ritmato della pallina prima sulla racchetta, poi sulla terra rossa, poi sulla racchetta dell’avversario e il suo gemito di spinta, e poi ancora e ancora e ancora. Il caldo torrido sui campi d’estate, i completini con la gonna-pantaloncino e i calzettoni di spugna, i litri di energizzante blu trangugiati a fine partita. Un po’ ci siamo persi in questi pensieri di fronte alle opere di Ronan Bouroullec per la mostra Résonance, che Mutina ci porta direttamente dal Centre Pompidou di Parigi. Come dei grandi zoom in sulle reti delle racchette, portano in una dimensione di allestimento diversa e lenta, come il titolo “Adagio” di una di loro ci ricorda.

It’s not always difficult to get into tennis clubs.

The sounds of tennis can be fascinating. The rhythmic thud of the ball first on the racket, then on the red clay, then on the opponent’s racket, accompanied by their grunt of exertion, and then again and again and again. The scorching heat on the summer courts, the outfits with skirt-shorts and the knee-high socks. We got a bit lost in these thoughts while admiring the works of Ronan Bouroullec for the Résonance exhibition, which Mutina brings directly from the Centre Pompidou in Paris. Like great zoom-ins on the net of tennis rackets, they transport us into a different and slow dimension, as the title “Adagio” of one of them reminds us.