«Non si esce vivi dagli Anni Zero», avrebbero cantato gli Afterhours in un ipotetico re-edit a tema “band nu metal di cui abbiamo rimosso freudianamente il nome” del loro storico pezzo. Ero poco più che un pischello quando l’idolatria per i vari Korn, Limp Bizkit e Papa Roach mi aveva reso quasi antipatica la formazione di Moreno, tanto sfidante e tagliente quando troppo spesso contrapposta dalla critica “indie” ai miei coloriti eroi post-adolescenziali. White Pony era universalmente e legittimamente considerato un riferimento assoluto – di quelli che in finanza chiamerebbero benchmark – ma la voce viscerale di Chino dovette superare un po’ di resistenze da fanboy per entrarmi in circolo fin dentro agli intestini, per non uscirne più. Ora che siamo più o meno tutti fuori dai Duemila – e obbiettivamente almeno due su tre dei sopracitati non ce l’hanno fatta a uscirne vivi – i Deftones continuano invece a seguire la via della sperimentazione creativa del “post-metal” (ho un senso di déjà-vu), che li ha fatti uscire coriacei da drammi e dinamiche discografico/generazionali: tanto per dirne una, il concerto di cui state leggendo è già andato sold out da un mese, e credo sia abbastanza indicativo.