Il tradimento del design
Durante una lezione, Alfred Korzybski mangiò e offrì dei biscotti ai suoi studenti. «Buoni questi biscotti, vero?» disse mentre ne prendeva ancora un altro. Gli studenti concordarono. Poi liberò il pacchetto di biscotti dalla carta che lo avvolgeva. Compariva l’immagine di una testa di cane e la scritta “biscotti per cani”. «Vedete signori e signore? Abbiamo appena dimostrato che le persone non mangiano solo il cibo, ma anche le parole. C’è di più: il sapore del cibo è spesso influenzato dal sapore delle parole».
Così ci siamo abituati alla surrealtà della parola che non è la cosa. Perché i termini li appoggiamo sulla realtà: e un’operazione sempre divertente è quella di creare cortocircuiti. I nostri elettricisti in questo Fuorisalone sono in Corso Venezia 21/A. Con Ceci n’est pas une salle à manger, Fornasetti trasforma la sala da pranzo in un teatro di surrealismo, dove i confini della realtà e della finzione si intrecciano, e la magia dell’immaginazione incontra la funzionalità del design.
The betrayal of design
During a class, Alfred Korzybski ate and offered biscuits to his students.«Good ones, aren’t they?» he said while taking another one. The students agreed. Then he freed the packet of biscuits from the paper wrapping it. A picture of a dog’s head and the words ‘dog biscuits’ displayed. «Do you see, ladies and gentlemen? We have just proved that people don’t just eat food, they also eat words. There’s more: the taste of food is often influenced by the taste of words».
So we have become used to the surreality of words not really being the thing. Because we place words upon reality: and it is always fun to create short circuits. Our electricians in this Fuorisalone are in Corso Venezia 21/A. With Ceci n’est pas une salle à manger, Fornasetti transforms the dining room into a theatre of surrealism, where the boundaries of reality and fiction intertwine, and the magic of imagination meets the functionality of design.
Scritto da Emma Bartolini