Non si sa mai cosa aspettarsi da Yves Tumor. L’artista americano ci ha abituato a un’infaticabile e perpetuo moto tra generi, suoni, prospettive. Un maratoneta musicale, un creativo impossibile da imbrigliare in scene o facili definizioni. Ad esempiom è vero che le sue produzioni ospitano spesso chitarre distorte e istrionici suoni elettronici glaciali, ma non per questo possiamo parlare di un’unione tra “rock” ed elettronica.

La cifra stilistica di Tumor finisce dunque per essere un costante pulsare creativo, un magma sonoro, un movimento che diventa definizione per non definizione. Quello che ha finito per qualificare le carriere di Bowie e Prince insomma. Il tempo ci dirà se l’artista della Warp arriverà ad assumere una caratura di quel tipo: per ora senza ombra di dubbio parliamo di un creativo senza paura, che ha tirato fuori alcuni dei dischi più audaci degli anni Zero riuscendo a conquistare anche il successo di pubblico.

Le sue esibizioni dal vivo sono un ulteriore capitolo a parte: live adrenalinici quasi glam rock, bordate noise, rarefazioni elettroniche. A volte tutte insieme, a volte solo una di queste cose. Pronti ad essere sorpresi.