Bianchi, con il codice a barre al centro della copertina goffrata, taglia delle pagine colorati a spray. Si presentavano così i libri della casa editrice ISBN e, per chi c’era, il ricordo di questo nome è un rimando ai primi anni Duemila alla scoperta di autori preziosi come Breece D.J. Pancake e Richard Brautigan, tra gli altri. Uno dei tre fondatori, che ebbe il coraggio (e la follia) di portare due degli scrittori più controversi e reietti della cultura americana, risponde al nome di Massimo Coppola. Insieme a Luca Formenton e Giacomo Papi, mandarono in stampa diversi libri di culto. Per farsi conoscere dal mondo dell’ editoria, presentarono il catalogo come impacciati rappresentanti di coltelli dalla lama che tutto affetta e tutto taglia. Come a dire: «Ehi, facciamo libri importanti ma non ci prendiamo mai sul serio». Qualche anno prima Coppola aveva già dato dimostrazione che questo modus operandi era la sua cifra nell’approccio al mondo, confezionando LA trasmissione televisiva che i giovani seguaci di MTV non sapevano di aver bisogno: brand:new.
Nel palinsesto, insieme a Daria e Beavis and Butt-Head, si attendeva la mezzanotte per scoprire nuove band da sfoggiare, l’indomani, di ritorno dall’università. Con una scenografia scarna – sfondo verde intervallato da una larga banda bianca, e una poltrona rossa – Coppola ammaliava noi spettatori con domande che partivano da lontano
sul senso della nostra vacua esistenza. Mentre ti chiedevi perché la società crollava a picco e le speranze sul futuro vacillavano, il Vj filosofo inseriva un videoclip (Radiohead,Sonic Youth, Aphex Twin fino a Kyle Minogue) e continuava poi col suo flusso di coscienza, guardando fisso in camera o interagendo con un finto interlocutore all’altro capo di un telefono rosso. Questo flusso era anche il nostro; Massimo Coppola è stato, in quegli anni, la nostra cassa di risonanza, ha dato voce alle nostre insicurezze, ha aperto dibattiti politici laddove i ventenni non avevano più punti di riferimento. Apriva una puntata parlando di calcio, ti accorgevi poi che pungolava su questioni di razzismo endemico. La parentesi musicale offriva un respiro vitale perché ascoltavamo brani che dalle radio non venivano mai trasmesse.
Oggi, dopo venticinque anni, Brand:New torna, si chiamerà new:brand:new e lo fa bucando la quarta parete perché il monologo è live, gli spettatori non hanno davanti uno schermo ma Massimo Coppola è on stage, insieme a noi, a raccogliere il frutto di quelle stesse riflessioni che ci hanno reso chi siamo oggi. Il tour è cominciato da Pordenone e a Milano sarà presente con due date: il 20 e il 25 marzo in Santeria. La seconda data è già soldout, ma non la chiamate “operazione nostalgia”: del passato c’è sempre bisogno per affrontare questo presente.
Scritto da Antonella Grafone