Ellen Allien non mette i dischi, li lancia come molotov. Classe ’68, berlinese DOC, la ragazza è cresciuta a pane, muri caduti e clubbing illegale. Nel 1999 fonda BPitch Control, etichetta che ha fatto scuola (Apparat, Modeselektor, Paul Kalkbrenner). Parallelamente si costruisce una carriera da producer con album che oscillano tra l’ electro acida e la techno visionaria: da Stadtkind (2001), manifesto della Berlino post-rave, fino a AurAA e Rave degli ultimi anni, che dimostrano come lei non abbia alcuna intenzione di “ammorbidirsi”.

I suoi set sono come delle montagne russe emotive in cui un’ora ti ritrovi a ballare con un sorriso in faccia e quella dopo sei già in trance a occhi chiusi: è una di quelle rare figure che rendono la techno più che una musica da ballare un atto di fede, senza nostalgia o sensazione di revival. In consolle non si limita a far andare i dischi: li intreccia, li piega, li strapazza finché non diventano una narrativa tutta sua, così come la sua estetica che sembra appena uscita da un fumetto cyberpunk. Potremmo definirla semplicemente come pura energia che si fonda su un mix personale di acid, electro e techno tagliente, con quella vena un po’ aliena che ti fa ballare col sorriso e il cuore accelerato.

Che dire, Ellen Allien non è solo una dj: è un pezzo di storia vivente della techno europea, quindi preparati: scarpe comode, cuore leggero, e la voglia di dimenticare l’orologio. Perché lei non ha alcuna intenzione di fermarsi, e tu, fidati, non vuoi essere quella che si stacca dal flusso.