Mai come in questo tempo vedere è sapere. Ne abbiamo prova ogni giorno quando, la maggior parte di noi, massaggia la superficie dura e liscia di uno smartphone e concede una manciata di istanti alla vista di immagini tra le più disparate. La sequenza è perlopiù casuale, senza cura. Un corpo esanime sotto le macerie a Gaza: in cinque secondi in cui l’informazione visiva arriva al cervello e la elabora, la morale è discussa e l’impotenza si traduce in una goccia che giunge al punto lacrimale e riveste la pupilla. Riflesso condizionato, superficie liscia al tatto, tap e cambio. Di contrasto sono sottoposto a tutt’altro stimolo: un’offerta imperdibile del nuovo smartphone che cercavo di acquistare la settimana scorsa. Ora sono le ghiandole salivari a lavorare, inumidendo la bocca di desiderio e programmando un senso di sazietà eternamente posticipato. Tap. Tizio in vacanza. Tap. Palestina libera. Tap. Dario Vitale a Versace. Tap. Come richiedere il bonus psicologo. Tap. Trump incontra Putin. Tap. Blocchiamo tutto. Tap. The Thing That Never Vanished di Emanuele Satolli. Tap. Con Windtre hai giga infiniti. Tap. Minaccia nucleare. Tap. Un risotto a regola d’arte. Tap. Un corpo appetibile. Tap. Un corpo sotto le macerie. Tap. Black friday: sconti fino al 65%. Tap. Fridays for future: giustizia climatica. Tap. Non ci vediamo più ma so tutto ciò che fai. Tap. Feedback aptico. Telefono scarico. Questo si scarica troppo in fretta. Devo comprarlo nuovo. Tap.
Le fotografie di Emanuele Satolli non sono da vedere e non sono da sapere. Sono fotografie da guardare. L’etimologia germanica di guardare condivide non solo il significato di osservare ma anche vigilare, custodire, difendere. È per questo che sono state pubblicate su un libro ed esposte in una mostra. Concedersi una passeggiata tra queste immagini per guardare, con l’obiettivo di E.S. che non è solo quello fotografico ma anche quello di essere testimone dei processi storici che rimbombano da Est (Ucraina, Palestina, Afghanistan, Iraq, Libano, Siria, Turchia e Libia) significa condividere le testimonianze prodotte dal suo infilarsi in situazioni di conflitto. Teatri che vivono nel suo sguardo e sono congelati in scatti che diventano quadri.
Documenti che diventano opere, fanno riflettere e allertano nell’informazione che registrano. Documenti altresì che operano con efficacia a coinvolgerci emotivamente in un’esperienza estetica che nella riflessione e nell’allerta si risolve.
Per la prima volta il lavoro di Emanuele Satolli viene presentato al pubblico in un’ampia selezione che ripercorre oltre dieci anni di reportage nei principali conflitti e nelle crisi umanitarie del nostro tempo. La mostra That thing that never vanished è a cura di Giulia Tornari e Angelo Castucci (con display di Studioamatoriale), e il volume omonimo che accompagna la mostra è pubblicato da Gost Books.
Scritto da Francesco Tola