Xing presenta a Raum, Bologna, Gritar, No Caer di Francesco Fonassi, performance audiovisiva e presentazione della ricerca sul campo (VHF radio expedition at “La Zona del Silencìo”, Durango, México, 2025), parte di The Oracular Eavesdropper, uno dei progetti vincitori di Italian Council 13.
Gritar, No Caer è un paesaggio psichico che genera paradossi e fenomeni, un miraggio sonico e un proof-of-conceptsu elettromagnetismo e trasmissioni radio. Cattura e comprime lo spazio e la vastità di un territorio nell’atto fisico della trasmissione, proprio come la cultura orale ha resistito a secoli di insediamenti nomadi e migrazioni animali, nella misteriosa Zona del Silenzio, una vasta area desertica situata ai margini della Riserva della Biosfera di Mapimí a Durango, in Messico. Oggetto di credenze popolari e pseudoscientifiche, questa zona, nella quale si dice che le onde elettromagnetiche vengano naturalmente bloccate, è il nucleo geografico-simbolico dell’esperimento di transmission art e studio di fenomeni acustici compiuto da Francesco Fonassi nella primavera 2025.
Durante il suo viaggio di ricerca, Fonassi ha attivato una serie di esperimenti radio in diverse aree del deserto con un pick-up attrezzato a unità mobile di ascolto, emissione e trasmissione con sound system, registratori a nastro, trasmettitore/ricevitore a onde corte, samplers ecc, procedendo per configurazioni e messe in opera di ponti radio. Lungi dall’offrire una descrizione letterale del territorio – o di registrarlo, secondo pratiche di field recording – Gritar, No Caer propone una forma di ascolto attivo che non vuole dominare lo spazio, ma piuttosto contaminarlo e interrogarlo al tempo stesso. Frammenti di composizioni elettroniche, tape loops, interferenze e distorsioni, spoken words da leggende e poesia indigena, cellule ritmiche e sonorità di aerofoni precolombiani costituiscono il corpo sonoro utilizzato durante le sessioni di trasmissione. Questo ascolto solitario e oracolare si intreccia con pratiche di magia naturale e speculazioni pseudoscientifiche di cui l’area è permeata dando origine a una zona liminale in cui il suono si fa presenza, segnale, invocazione.
L’intervento a Raum consiste in una performance audiovisiva che attinge da questo archivio sonoro con contrappunti video su monitor e display di alcuni volumi e riviste collezionati in librerie di Città del Messico. Il pubblico non accede a una narrazione lineare, ma a un’esperienza di ascolto e visione in cui l’origine e provenienza dei materiali si dissolvono a favore di una percezione off-site, profondamente connessa al contesto in cui si dispiega.
L’immaginario che circonda la Zona del Silenzio aggiunge un ulteriore livello di significato a questa esplorazione: le onde radio faticano a transitare, luci misteriose attraversano il cielo e anomalie magnetiche alterano la percezione psico-geografica del luogo. Alcuni attribuiscono questi fenomeni alla caduta di meteoriti negli anni ‘70, altri ad esperimenti militari o a caratteristiche geografiche inspiegabili. Questo territorio, al crocevia tra scienza e misticismo, diventa così campo attivo di studio e ricerca. La dimensione visiva del progetto, sviluppata in collaborazione con la filmaker argentina Nata Failde, di base a Città del Messico, racconta per ‘quadri visivi’ le configurazioni, le location e i processi di queste perturbazioni sul piano dell’immagine. La camera adotta una posizione corporea rivolta al paesaggio, generando una visualità frammentaria e strutturata in cui la fisicità del terreno si fa immagine. L’incertezza del paesaggio non può essere registrata nella sua interezza; appare piuttosto segmentata e latente. Il video diventa così un campo di interferenza visiva.
Scritto da LR