Questo ragazzotto proveniente da quello stato americano che mi si incarta sempre la lingua a dirlo, è pressoché pazzesco. La sua qualità più grande è essere in grado di usare pochissimi suoni e riuscire comunque a creare una complessità strutturale nei suoi pezzi che rasenta l’effetto psichedelico sul lungo periodo. Una questione centrale nel lavoro di Meginsky è il ritmo, non inteso semplicemente come beat ripetitivo, ma come sorta di rimodulazione continua della velocità del nostro pensiero. Una volta abbandonati all’ascolto, ci si dimentica che i suoni utilizzati siano sempre gli stessi: la loro continua ricombinazione li fa sembrare sempre inediti.
Scritto da Onga Boring Machines