A uno come Neil Hagerty vorremmo bene anche se nella sua vita avesse solo contribuito a cambiare per sempre la storia del noise (shit) rock con i Pussy Galore. Anche se si fosse limitato a pubblicare Accelerator, il disco definitivo del lo-fi alternative anni 90, con i soldi di una major – lanciando per sempre i Royal Trux, insieme a quell’altra deviatona della sua ex Jennifer Herrema, nell’Olimpo delle band che hanno segnato per sempre il rock’n’roll. E invece Hagerty continua a ribadire il suo essere uguale solo a se stesso con gli Howling Hex, attraverso dischi che lo avvicinano sempre di più a quella cricca di musicisti inafferrabili che vanno da Captain Beefheart a Mark E Smith. L’ultimo si chiama Denver, e dentro ci troverete una follia sonora che va dal garage rock al cowpunk, dalle ballate psichedeliche ai ritmi di valzer, dai Meat Puppets all’hardcore, dal country al post punk. Stasera, al Freakout, quello che in questi casi si definisce un “appuntamento con la storia”.