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gio 08.09 2016 – dom 18.09 2016

Milano Film Festival

Quando

giovedì 08 settembre 2016 – domenica 18 settembre 2016

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Organizzatore

Esterni

Al via l’8 settembre la ventunesima – anzi, 1 + 20 per dirla come chi l’organizza – ebbene, la ventunesima edizione del Milano Film Festival: il festival dedicato al cinema indipendente prodotto da Esterni. L’ormai ex “festival delle birrette”, fresco di Ambrogino d’Oro, animerà per 11 giorni le serate milanesi con un fitto programma di proiezioni, incontri e dj set, distribuiti su tre distretti della città: al MIMAT e allo Spazio Oberdan va infatti ad aggiungersi il polo culturale del MUDEC e di BASE Milano, in via Tortona.

Le premesse non cambiano: al MFF non si va per trovare le grandi produzioni americane che presto riempiranno le sale e le pagine di giornali, non si va per scattarsi un selfie con Sam Mendes o per pedinare Michael Fassbender. Si va per vedere cose che difficilmente riusciremmo a vedere altrove, almeno in Italia: piccoli film indipendenti di giovani registi da tutto il mondo, magari già premiati all’estero ma ancora senza distribuzione, con uno sguardo attento alle marginalità e alle forme sperimentali. E poi sì, anche per le birrette.

Si confermano le tre sezioni dei film in concorso: quella dei lungometraggi (opere prime e seconde in anteprima italiana) e quella dei cortometraggi (solo registi under 40) e il “Nastro Azzurro Video Talent Award”, che premia i progetti più innovativi nell’ambito della produzione video.

Nella giungla delle rassegne parallele, invece, segnalo “Colpe di Stato” (film e documentari incentrati sulla complessità del sistema di potere nel mondo), “Under Screen” (incontri e proiezioni orientate sulle nuove direzioni del cinema), “Audiovisiva” (musica live, dj set e altro ancora, con oltre 40 artisti in programma) e il “festivalino” dedicato ai più piccoli.

Tra i lungometraggi in concorso c’è Baden Baden della regista francese Rachel Lang, la storia hipster-femminista di Ana, una Frances Ha più provinciale e ruspante, Gulistan. Land of Roses della regista canadese di origini curde, Zaynê Akyol, il racconto in prima persona di un gruppo di guerrigliere del Pkk che si prepara ad affrontare l’Isis, e Under the Shadow di Babak Anvari, un horror sovrannaturale ambientato nel 1988 in una Teheran rigidamente khomeinista e sotto assedio, con una madre e una figlia asserragliate nel loro appartamento danneggiato da una bomba irachena inesplosa. Il film, un originale innesto tra The Babadook e Una separazione con sfumature femministe si è già assicurato un contratto con Netflix

https://www.youtube.com/watch?v=4fhejr94P14

Spulciando tra le rassegne fuori concorso troviamo Shadow World, il documentario di Johan Grimonprez sui retroscena del commercio internazionale delle armi, e Fear Itself dell’inglese Charlie Lyne, un horror composto quasi interamente da spezzoni di film già esistenti. Da non perdere Film, cortometraggio del 1965 diretto da Alan Schneider, unica incursione cinematografica di Samuel Beckett che ne curò la sceneggiatura. Il festival lo presenta in coppia con il più recente NotFilm (2015), documentario di Ross Lipman che ne ricostruisce genesi e produzione.

Presenti al festival anche i primi due cortometraggi delle Ragazze del Porno, il collettivo di registe italiane che porta avanti il progetto di un cinema porno d’autore libero dagli stereotipi. Queen Kong di Monica Stambrini è il più originale: un porno-fantasy filosofico a tinte noir con una scatenata Valentina Nappi nei “panni” di una infoiatissima donna-satiro.

Impossibile non citare anche Lo and Behold, l’ultimo documentario di Herzog, in cui il regista tedesco esplora la natura e le contraddizioni di internet attraverso una serie di interviste ai maggiori ricercatori del settore scientifico e tecnologico. Almeno questo, però (grazie al cielo) arriverà in sala il 22 settembre.

Una novità di questa edizione riguarda l’ingresso di Carla Vulpiani come co-direttrice artistica del festival a fianco di Alessandro Beretta: chissà che questo nuovo innesto non abbia contribuito alla (felice) impronta femminista della selezione?

Scritto da Sara Sedehi