Ad could not be loaded.

mer 28.09 2016 – dom 30.10 2016

Lucia Cristiani - "This Will Fix You"

Dove

T-Space
Via Tolmezzo 12/14, 20132 Milano

Quando

mercoledì 28 settembre 2016 – domenica 30 ottobre 2016

Quanto

free

Normcore è ormai una parola abusata, se si vuole: lo stile dei normali, secondo alcuni “nerd evoluto”, cioè in fondo un understatement studiato, secondo altri più nel mood Vasco Rossi di Alba Chiara (ti vesti svogliatamente/non metti mai niente/che possa attirare attenzione/particolare/solo per farti guardare). La ragazza decantata da Vasco però era in netta controtendenza rispetto a un periodo di eccessi come mai ce ne furono, a cavallo tra i pantaloni a zampa e le superminigonne anni Settanta, gli albori del punk e quegli anni Ottanta in cui anche i più modesti erano tenuti a esibire spalline da rugbista e cinturoni El Charro, e quindi il suo era un look anomalo che poteva anche risultare fascinoso.
Il contesto in cui Lucia Cristiani piazza questa ricerca di anonimato, di normalità, di neutralità è rivelatore del suo aspetto più sinistro: Sarajevo, anni e anni dopo la fine di una guerra civile atroce di cui tuttora si sa poco e male. Un luogo che l’artista frequenta da anni, avanti e dietro da Milano, e con cui ha stretto un legame indissolubile. A Sarajevo regna una dimensione oscillante tra la rimozione del conflitto e la consapevolezza della sua inarchiviabilità: le ferite non si rimarginano veramente, ma non è possibile andare a fondo, insistere e trarre conclusioni con cui potrebbe essere impossibile convivere. In un clima come questo il normcore spopola in una generazione di ragazzi che non vuole esporsi in nessun modo: loro la guerra non l’hanno vista, ma sono nati in un clima post-traumatico, e vedono con il fumo negli occhi la possibilità di essere riconosciuti, classificati, come facenti parte di un gruppo, di una fazione, di una qualsivoglia parte. La presa di posizione è la nemesi. NON FARSI NOTARE è la legge. Non ci vuole molto per capire quali conseguenze un atteggiamento simile abbia sulla società, sulla convivenza, sulle relazioni umane.

In un contrappunto perfetto, un video straordinario mostra il frenetico ballo di Suvad, vestito nel modo più eccentrico che si possa immaginare, completo di antenne, sulle rovine di Bjiela Tabjia, l’antica fortezza sulle colline di Sarajevo dove tradizionalmente gli amanti scambiano voti d’amore. Emigrato in Germania durante la guerra, Suvad è ritornato a Sarajevo con un grande obiettivo: fondare un nuovo stile dance e lanciarlo nel mondo, e trovare una compagna che lo affiancasse in questo percorso. A oggi la sua grande utopia non è ancora realizzata, ma vederlo cuffie in testa mentre esegue la sua danza sull’orlo del baratro è uno spettacolo di straordinaria intensità, un inno alla resistenza.

Questo è l’ultimo weekend per vedere la mostra, ne vale veramente la pena.

Scritto da Lucia Tozzi