È il 1972 quando il fotografo della Swinging London, Brian Duffy, incontra per la prima volta David Bowie. È l’anno dell’uscita dell’album Ziggy Stardust e per la prima volta il manager del cantante, Tony Defries, permette ad un fotografo che non sia Mick Rock di fotografare Bowie. È l’inizio della storia.
Dopo la realizzazione della cover del nuovo album Aladdin Sane, è lo stesso Bowie nel 1979 a scegliere Duffy per la copertina di Lodger. La collaborazione si fa sempre più intensa e Duffy segue Bowie ovunque, anche sul set cinematografico de L’uomo che cadde sulla terra. L’ultima collaborazione risale al 1980, dalla quale nasce non solo la cover di Scary Monster, ma anche quella di Ashes to Ashes. Il rapporto però si incrina, forse perché per Scary Monster Bowie alla fine sceglie la copertina dell’artista Edward Bell, amico di Duff. O forse per una più profonda crisi personale ed artistica del fotografo: un anno prima, infatti, Duffy, che non aveva mai sentito l’esigenza di dare alle stampe i propri lavori, aveva deciso di ridurre letteralmente in polvere tutti i negativi accumulati in decenni di lavoro. È stato solo grazie all’intervento tempestivo del figlio Chris che oggi possiamo ammirare il suo lavoro.
Brian Duffy. David Bowie: Five Sessions nasce proprio grazie alla collaborazione, iniziata già nel 2012, tra ONO arte e l’Archivio Duffy. In mostra 25 fotografie, non presenti nella mostra itinerante David Bowie Is, che rappresentano l’ultima tappa di un progetto di riscoperta dell’immagine di Bowie e il suo rapporto con Brian Duffy.
A completare l’esposizione il catalogo “Bowie by Duffy” edito da LullaBit, il primo di una serie di monografie fotografiche sui più importanti artisti pop-rock.
Scritto da Guendalina Piselli