Mi ama – Mi pensa – Mi scrive.
Centinaia di desideri lanciati in cielo verso quegli aerei lontani e le loro scie bianche, infinità di mete, sogni esotici, mondi sconosciuti. Dalla cabina, frammenti di vite sospese guardano giù, pronti all’atterraggio per riprendere i passi lasciati in stand by, che dalla porta scorrevole di qualche paese straniero li hanno portati sul velivolo e da questo li condurranno al ritiro bagagli di Torino. Thomas Bayrle sarà proprio lì ad aspettare i suoi tasselli, anime perse tra un prima e un dopo, pronte per uscire dal “nessun luogo” dell’aeroporto. In controtendenza rispetto alla scelta di location comunicative da parte delle grandi manifestazioni artistiche, Artissima sceglie di sperimentare un luogo inaspettato e collaborare così con Torino Airport | Sagat. L’arruolamento del pioniere del movimento Pop tedesco sfocia in un’opera ad hoc per lo scalo torinese, o il progetto Flying Home. Mosaici pre-digitali, le immagini di Bayrle nascono dalla giustapposizione e ripetizione di piccole figure identiche o correlate, con l’obiettivo di dar vita a un’immagine totale; questo processo di “digitalizzazione artigianale” passa attraverso il disegno, stampa, ritaglio e ricomposizione delle unità, tappe al cuore di una mostra che punta i riflettori sul valore dell’analogico in un mondo in cui il numerico ha ormai preso il sopravvento.
Inedito viaggio dietro le quinte della creazione artistica, Flying Home racconta, un “tassello” dopo l’altro, la costruzione dell’opera Flugzeug del 1984, composta da un centinaio di matrici “Lufthansa”, ciascuna comprendente 1.960 aerei.
Un milione di piccoli velivoli in 96 metri quadrati, un meccanismo complesso che dal singolo passa all’insieme, il carattere umano di un processo apparentemente automatico: Bentornati a Torino, cari frammenti.