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dom 15.01 2017 – dom 12.03 2017

Marco Di Giovanni: Orizzonte degli eventi

Dove

Museo Internazionale e biblioteca della musica
Strada Maggiore 34, 40125 Bologna

Quando

domenica 15 gennaio 2017 – domenica 12 marzo 2017

Quanto

free

La fisica teorica ci dice che l’essere umano può percepire solo un’infinitesima parte della realtà, l’orizzonte è il limite del conoscibile. Siamo allora certi di essere sempre consci delle nostre azioni? È questo il dubbio che si è insinuato nella mente di Marco Di Giovanni e che ha dato vita a Orizzonte degli eventi, l’intervento appositamente ideato per dialogare con le sale dedicate alle mostre temporanee del Museo Internazionale e Biblioteca della Musica e curato da Sabrina Samorì. Nella prima 38 agende Moleskine di identico formato si stagliano all’orizzonte, aperte tutte sulla stessa pagina dedicata alla riproduzione dei planisferi. Su ciascuna di esse l’artista è intervenuto a matita modificando i confini delle mappe, confondendole per ricreare nel complesso il profilo del Gran Sasso, simbolo del suo luogo d’origine: l’Abruzzo. Le proprie radici diventano così punto di forza, spunto per un’ulteriore stratificazione semantica. Gli aneddoti in dialetto abruzzese, recitati in live performance dall’attore Andrea Ettore di Giovanni, si trasformano in materiale sonoro per il compositore Vincenzo Core che li unisce a suoni di rocce e temporali in un loop sonoro che viene scomposto e ricomposto, in una sequenza antinarrativa. Un suono non riconoscibile ritorna nella seconda sala trasformata strutturalmente da Di Giovanni tramite pareti di materiale fonoassorbente dipinte di colore nero. Al centro, come un totem, si colloca “Heavy-Pad” un cassone metallico che emette in loop una traccia elaborata dal musicista Gianluca Favaron a partire dalle registrazioni dei suoni della fabbricazione della scultura stessa.  Le onde sonore prodotte dall’installazione rimbalzano sulle pareti creando un rumore assordante che interrompe bruscamente il suono proveniente dalla prima sala. Come in un buco nero tempo e spazio si deformano quasi fino ad annullarsi. L’unico elemento ancora riconoscibile è il soffitto affrescato. Così mentre l’audio precedente si arresta, la visione continua attraverso i due piccoli oblò posti sulle pareti nere della sala che permettono al visitatore di osservare i protagonisti della performance. Anche qui la realtà, se così a questo punto possiamo definirla, è vittima di distorsioni grazie all’uso di obiettivi lenticolari. Una terza sala “segreta” accoglie “Nero”, un’opera work in progress nata come estranea al progetto, ma le cui pagine annerite dalla china ne sono diventate l’origine e racconto.

La mostra prevede, inoltre, il coinvolgimento di un compositore e di un attore che interagiranno in una performance sabato 28 gennaio in occasione della ART CITY White Night.

Scritto da Guendalina Piselli