Matrixxman è un paradosso temporale vivente. Il suo album di debutto è uscito solo due anni fa – Homesick, per la Ghostly International di Matthew Dear – ma a sentirlo parlare pare sia nato lustri e lustri prima, in quella Detroit che ragionava su viaggi interstellari, futuri distopici, tecnologia e computer e che ha poi messo queste visioni in musica, facendole decollare su binari di Roland e casse in 4/4. Il suo nome deriva dall’immaginarsi come un personaggio intrappolato nella rete, adora i film di fantascienza e va giù senza complimenti di tunnel techno-electro-acid. Immaginario ipertecnologico, ma se gli chiedi di abbandonare la sua strumentazione analogica storce bocca e naso. Dettaglio non trascurabile: ha delle orecchie enormi.
TONY DAVÈRO
Scritto da Salvatore Papa