Sono le opere di Il’ja Repin, due grandi tele di inizio Novecento, ad aprire il percorso della mostra “Revolutjia da Chagall a Melevich da Repin a Kandisky” allestita negli spazi della Sala delle Ciminiere del MAMbo. Un’esposizione sul tema della Rivoluzione di Ottobre che si differenzia da tutte quelle fino ad ora realizzate a partire proprio dall’aspetto cronologico: la data di inizio dei cambiamenti è il 17 ottobre 1905, giorno della prima grande manifestazione pubblica in Unione Sovietica, dodici anni prima della grande Rivoluzione. Dal punto di vista della storia dell’arte scegliere questa data significa mettere in risalto la complessità degli stili e degli atteggiamenti degli autori russi nei confronti della rivoluzione fino ad ora messi in ombra dalla fama dei movimenti più conosciuti come il Suprematismo e il Costruttivismo.
Le opere di autori meno noti all’Occidente come il già citato Repin, ma anche Tetrov-Vodkin e Kustodiev, condividono al MAMbo la scena con i più acclamati Chagall, Malevic e Kandisky, grazie alle oltre 70 opere prestate dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo e alla curatela di Evgenia Petrova e Joseph Kiblitsky, in un percorso che mette in luce il fervore culturale dei primi trent’anni del secolo scorso.
Le pareti grige create per modificare gli ampi spazi della sala centrale, accompagnano lo spettatore dalla nascita dei presupposti per le future avanguardie fino alla caduta di ogni speranza con il Realismo socialista degli anni Trenta di Samochvalov. Dall’influenza della rivoluzione fallimentare del 1905 rappresentata da Repin nel 1907, al quadrato nero di Malevic precedente agli eventi di Ottobre e concepito dai suoi stessi contemporanei come metafora di un crollo, passando per le opere figurative e astratte di grandi dimensioni di Petrov-Vodkin e Filov che con stili diversi affrontano il tema comune della Prima Guerra Mondiale; all’entusiasmo di Chagall per la Rivoluzione tradotto nel suo celebre dipinto “La passeggiata” si contrappongono invece le opere cupe di Grigor’ev contrario ai cambiamenti.
Ampia è la presenza delle protagoniste femminili come dimostrano le opere di Popova, Ol’ga Rozanova e Dymsits-Tolstaja, donne pittrici, poetesse ed illustratrici che diedero un contributo fondamentale alle trasformazioni dei linguaggi e alla promozione delle ragioni della rivoluzione.
Una mostra che conclude l’anno dei festeggiamenti del centenario della Rivoluzione riflettendone l’impatto non solo sociale e politico, ma anche artistico e culturale in un percorso che prima di essere fisico è mentale.
Scritto da Guendalina Piselli