Oltre a perdere un paio di chili a diversi suoi concerti, qualche tempo fa ho avuto il piacere di intervistare, Benjamin Stanford aka Dub Fx. Riconosciuto come uno dei più talentuosi beatboxer al mondo, mi raccontava dell’infanzia in Toscana, dei primi soldi fatti per strada armato solo della sua pedaliera e di una breve parentesi come attore: il baldanzoso globetrotter australiano, dal vivo, emana un’energia rara, una “positive attitude” incontenibile e contagiosa. Quel mix – non sempre troppo originale – di drum’n’bass cosmica, caroselli hip hop vecchia maniera e mantra dub, riuscirebbe a innescare la presabene anche dopo la sconfitta della squadra del cuore o la rottura di un fidanzamento.
Il suo terzo e ultimo album in studio – intitolato “Thinking Clear” uscito sulla sua etichetta Convoy Unlimited in partnership con la tedesca Membran – rimane fedele alle sue radici urban, aumentando leggermente il coefficiente reggae. Guardate ad esempio l’ultimo videoclip per il singolo “Fake Paradise”, un carosello distopico in levare ispirato alla pellicola di culto “Essi vivono” di John Carpenter.
Un groove dal quale è difficile non essere contagiati: a fine concerto i problemi saranno spariti, almeno per un po’. E di sicuro non sentire più le gambe.
Scritto da Lorenzo Yawp Giannetti