Pirati

Navigli undergound

I luoghi delle scorrerie piratesche della controcultura raccontati da Philopat

quartiere Navigli

Scritto da La redazione il 5 ottobre 2020 Aggiornato il 15 ottobre 2020

Nessuno ha mai raccontato la Milano gloriosa del punk e della controcultura come Marco Philopat, con un tono totalmente appassionato ma anche spiazzante per la sua franchezza antiretorica. Costretti a sanguinare è la rivelazione poetica del fatto che nella Milano dei primi anni 80 esistessero degli esseri meravigliosi che resistevano alla deriva paninara, anche a costo di mazzate date e prese. I pirati dei Navigli è un affresco dell’ultima botta di vitalità prima del baratro di Tien-an-men, che dipinge l’esatto momento in cui il vortice dell’energia underground si è concentrato “lì nell’ultimo quartiere decente di Milano”, ai lati di quei “due canali di scolo dove vivono bene solo i topi”. Dopo la terza chiusura del Virus, dopo i tre anni dell’Helter Skelter (il clubbino del Leoncavallo), nel 1988 il Circolo Anarchico di via Conchetta 18 si espande e diventa il covo di punk, cyberpunk, studenti, motociclisti, gente della Ligèra del quartiere, bordighisti e ultras del Milan. Con la partecipazione di Primo Moroni della libreria Calusca, che dieci anni più tardi lascerà il suo immenso archivio sulle vicende, le riviste e le culture più importanti e più esoteriche nate a Milano in trent’anni proprio al Conchetta. A due passi, in via Torricelli, c’è Frizzi e Lazzi, pozzo dell’aristocrazia dei bevitori, dei nottambuli, dei metallari, dei rapper e di gente di ogni grado e specie e La clinica (Il brutto anatroccolo), noto per il tiramisù, il terzo polo di quella che nel 77 (testimonianza di Robx Vai) era la più grande piazza di fumo della città.
L’ex Dazio di Porta Genova, una specie di cubetto affianco alla metropolitana oggi ricoperto di manifesti, fu anche protagonista di una breve occupazione in cui fu ribattezzato “l’Acquario”: e lì si presentava Decoder, la rivista cyberpunk, si improvvisavano spettacoli di Dario Fo o del Magister, mitico compagno di nave del Berlusconi degli esordi, e una notte diventò il primo veliero dei Navigli, con tanto di Jolly Rogers issata in cima. Da allora gli acquariani, in un delirio creativo, diventano i pirati di Conchetta, con assalti alle piscine, la più bella quella dei Canottieri Milano, fino al grandissimo colpo di scena finale: l’assalto acquatico a Pillitteri, il sindaco socialista cognato di Craxi, che aveva commesso il gravissimo errore di sgomberare il COX18 pochi mesi prima, a gennaio del 1989.
Alla notizia che era atteso in Darsena per celebrare un evento di propaganda commerciale, un folle piano prese forma. Armati di canotti ornati di teschi, accompagnati dal rullo di tamburi, al suono di “Sulle acque dei Navigli, scoppieranno gli scompigli, con la spada, il gommone, siamo pronti all’irruzione. CON BANDANA E PAGAIETTA, SIAMO I PIRATI DI CONCHETTA!”, i pirati baciati dalla fortuna si imbatterono nel sindaco terrorizzato, in procinto di sbarcare. L’arrembaggio con raudi e insulti costrinse Pillitteri e la sua scorta a una fuga poco dignitosa che li bollò per sempre come “I conigli dei Navigli”.
A settembre il COX18 tornò nelle mani dei pirati.

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