I Prati di Caprara sono un enorme bosco di 47 ettari a ridosso dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Per lungo tempo, a partire da prima dell’Unità d’Italia, furono utilizzati per gare ippiche e altri sport (furono anche il primo terreno di gioco del Bologna), fino al 1913 quando divennero a tutti gli effetti un’area militare. Negli ultimi anni, dopo decenni di inutilizzo, sono passati dall’Esercito al Demanio dello Stato ed è in via di definizione l’acquisizione da parte del Comune di Bologna che oggi lì vorrebbe costruire un nuovo quartiere, con 1.300 unità abitative, una scuola e un parco. Per far questo bisogna però – secondo la Giunta comunale – “bonificare” l’area dagli eventuali ordigni bellici ancora presenti e sono per questo motivo iniziati gli abbattimenti degli alberi che hanno già raso al suolo una parte consistente di bosco. Qui l’intervento del Sindaco Merola durante il question time del 24 aprile scorso in cui spiega la sua posizione in risposta alla domanda di Emily Clancy di Coalizione Civica.
Ma non tutti sono d’accordo. Essendo quella una parte della città con una pessima qualità dell’aria e con gravi difficoltà di circolazione e di sosta, secondo molti residenti (sono più di 4.500 le firme raccolte contro il progetto) il parco è indispensabile per riequilibrare la situazione ambientale e il progetto del Comune rischia di aggravare pericolosamente la situazione di una zona già sovraccarica di traffico e smog. Anche perché fu proprio lo stesso Merola qualche anno fa a dichiarare che quello sarebbe rimasto “un’enorme foresta di alberi, grande più dei Giardini Margherita, ma davvero selvatica, senza panchine o giochi per bambini: un bosco da lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi”. A condurre la battaglia fuori dai palazzi il comitato Rigenerazione No Speculazione che lamenta l’assenza di un processo partecipativo e per questo negli ultimi tempi ha intensificato le attività, candidando i Prati di Caprara al concorso “I Luoghi del Cuore” del FAI.