In una Milano che cambia pelle ogni stagione, esistono ancora luoghi dove il tempo sembra impastato con zucchero, mandorle e passione. È il caso degli Amaretti di Porta Romana, piccola grande eccellenza dolciaria incastonata tra i palazzi e i ricordi di uno dei quartieri più autentici della città.
Tutto inizia nei primi del ‘900 con una storica pasticceria di quartiere, ma è nel 1976 che prende vita la vera favola milanese: la signora Gina Grandi, dopo settant’anni di dolce servizio, passa il testimone (e il forno) a Giorgio Sommariva, giovane pasticcere con le idee chiare, il cuore pieno di entusiasmo e le mani già esperte grazie a una lunga gavetta tra le migliori pasticcerie della città.

Con lui, la moglie Teresa e i figli Gianluca e Ivan — quest’ultimo diplomato all’Istituto Politecnico del Commercio di Milano — inizia la seconda vita del laboratorio. E con lei, anche la nascita degli iconici amaretti morbidi di Porta Romana: una ricetta di famiglia custodita gelosamente, tramandata con amore e sempre rispettosa della materia prima.
I dolcetti sono una carezza: morbidi, profumati, intensi, ma mai stucchevoli. Il segreto? Nessun conservante, solo ingredienti di qualità e una lavorazione completamente artigianale. Non stupisce che questi amaretti siano diventati un piccolo culto nella zona, proprio come canta Gaber: “Porta Romana bella”.
Oggi Gianluca e Ivan portano avanti la tradizione con lo stesso spirito di papà Giorgio, tra farine setacciate e mandorle amare, dimostrando che anche in una metropoli veloce come Milano, c’è ancora tempo per le cose fatte bene — e con amore.