Sono passata per più di un anno davanti all’Eppol ripetendomi in testa la stessa frase: «Come mai non ho ancora portato le mie stanche membra in questo locale per ristorarle con fiumi di alcol?». E pensare che in zona Porta Venezia ho battezzato quasi ogni cocktail bar centimetro per centimetro. Mi decido, si organizza spedizione punitiva in serata e vediamo cosa ne esce fuori. Forse il sabato sera è il momento meno adatto per godersi la loro drink list in santa pace: c’è gran casino, non un posto a sedere e per chi vuole approcciarsi con calma al loro interessante menu non è l’ideale. Il locale senza dubbio ti rapisce, situato in quel bellissimo angolo di Porta Venezia con i suoi palazzi in stile Liberty milanese e le piccole piazzette che fanno tanto Parigi.
Ma siamo a Milano e quindi non indugiamo su pensieri romantici e si va a bere. L’Eppol è un bar arredato con mobili di modernariato e antiquariato, luce soffusa, oggetti che sembrano spuntare da qualche caravansérail sperduto per il mondo e una parete con giardino verticale. Unica nota dolente? Il bancone del bar che nel suo tripudio di oggetti vintage legati al mondo mixology, lampade retrò e fiori, lascia poco spazio per godersi in santa pace un b2b con il barman.
Beviamo bene ma bisogna tornarci con calma, magari all’ora dell’aperitivo quando tutto è più tranquillo. L’occasione si presenta presto, con un’amica che ha bisogno di sfogare le proprie pene d’amore: ho io il rimedio. Sedute fuori per goderci l’aria carica di temporale, mettiamo in scaletta un tris di cocktail a testa ben assestato. La drink list cambia molto spesso pur mantenendo alcuni cocktail fissi, e sembra molto attenta sia alle tendenze del momento che ai grandi classici. Si va di More Margarita, Boulevardier, Dirty Martini. Ci piacciono talmente tanto che i giri continuano e le pene d’amore svaniscono. Arriva al suo posto il temporale, ma che ci frega siamo ubriache e felici. L’Eppol ha due clienti in più.
Martina Di Iorio