Il vetro è quello delle vecchie serre dove un tempo crescevano le piante. Un piccolo bistrot con una ventina di posti che completa il progetto di riqualificazione delle Serre dei Giardini Margherita affidato all’associazione Kilowatt, un investimento generale di 450 mila euro che ha coinvolto tutta l’area in cambio di una concessione degli spazi per 15 anni. Un luogo diventato il fiore all’occhiello delle “ambizioni nordeuropee” della città e che qui trova il suo compimento, non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto concettuale. Il cibo è, infatti, solo il risultato finale di una visione che coinvolge allo stesso modo materie prime e scarti. Per dirne un paio: “la buccia dello zenzero, i gambi della menta o della rucola, la scorza degli agrumi usati in cucina invece di diventare scarti vengono impiegati per estrarne i principi attivi ancora contenuti e creare la linea cosmetica delle Serre” e “il vetro riciclato tramite cui vengono realizzati i piatti è tutto di origine italiana”. E, ovviamente, grande attenzione alla filiera corta, con gli alimenti che quando non arrivano dall’orto retrostante vengono forniti da Floema, Alce Nero, Baule Volante, Forno Brisa, Mediterranea, Gustonudo. E, poi, poca carne e pesce e tanti cereali, legumi, frutta e verdura ed olio extravergine d’oliva.