Uno degli esempi più belli di stile neoclassico del nostro Paese, la villa fu voluta nientemeno che da Maria Teresa d’Austria, già madre di Maria Antonietta, per ospitare l’altro suo figlio, Ferdinando, quando il Lombardo Veneto era un vicereame austriaco ed era meglio piazzarci un arciduca affinché tutto filasse liscio.
I già laboriosi eredi dei longobardi impararono l’arte asburgica dell’ordine e la misero da parte seminando l’attuale Brianza, tutta precisione, lavoro e famiglia. L’opera architettonica è di quel genio di Giuseppe Piermarini, lo stesso che ha regalato a Milano il Teatro alla Scala e il Palazzo Reale. Straordinaria già allora, la villa fu costruita in soli tre anni e ricalca per immagine e somiglianza stilistica le regge di Schönbrunn e Caserta (realizzate dal maestro di Piermarini, Luigi Vanvitelli).
A un certo punto arrivò Napoleone e la villa diventò reale anche perché, da Monza, Bonaparte decise, in Duomo a Milano, di prendere la corona ferrea di Teodolinda e dirsi reggente d’Italia.
Grazie a Eugenio di Beauharnais, viceré per Napoleone, la villa guadagnò la costruzione del Teatrino Reale, chicca vera; soprattutto si annesse l’area dell’attuale Parco quale riserva di caccia personale.
Salutato Napoleone, ancora per mano di un Asburgo e grazie a un altro viceré, Ranieri Giuseppe, appassionato di botanica, venne istituita la scuola per formare i giardinieri. Poi ci fu Radetzky. Quindi, dopo l’unità d’Italia, la regal magione arrivò dritta nelle mani dei Savoia diventando regalo di nozze di Vittorio Emanuele II al figlio Umberto I, che lì ambientò splendori molto intimi. Di questo periodo è la (fondata) leggenda sulla costruzione di gallerie sotterrane – tuttora esistenti -, che il buon Umberto fece costruire per percorrere in gran segreto i 4 chilometri di separazione da Villa Litta Modigliani, abitazione della bella duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Visconti Litta, sua amante. Questo almeno fino a quando l’anarchico Bresci non gli sparò mortalmente. Da allora fu il buio fino 2012, anno del restauro completo. Della Villa.
Oggi è possibile visitarla interamente e, grazie a occhiali 3D e realtà aumentata, il giro regala l’illusione di rivederne gli arredi ai tempi degli Asburgo Lorena. Sempre al suo interno, da due anni, c’è la sede permanente del Museo del Design curato dalla Triennale di Milano. All’esterno il Serrone (orangerie) ospita un roseto fantastico, sede ogni anno di un concorso floreale internazionale. Insomma è da vedere, senza contare che i giardini della Villa Reale sono meravigliosi per imboscarsi o rilassarsi. Se vi munite di fionda le anatre e i cigni del laghetto regaleranno invece emozioni da vera teppa.
Teodolinda & Co
È quasi obbligatorio il giro al Duomo di Monza dedicato a san Giovanni Battista, che la storia dice nato sulle spoglie di una cappella palatina voluta dalla Regina Teodolinda. Costei scelse Monza come capitale Longobarda per il clima mite. Altri tempi.
Devotissima, la regina convertì il suo popolo al cattolicesimo, trasformò la tomba di Teodolinda in una meta di pellegrinaggi fino a quando, nel 1300, riesumarono i suoi resti per porli all’interno del Duomo attuale, vero gioiello gotico.
Tra i tesori conservati nel museo del Duomo svetta la Corona Ferrea, forgiata nell’alto medioevo utilizzando, secondo le leggende, uno dei chiodi con cui venne crocifisso Gesù Cristo. Dai tempi del Sacro Romano Impero e fino a Napoleone, l’oggetto campeggiò sulle teste di ogni re d’Italia.
Il Parco di Monza
Ogni volta che un milanese chiama “parco” uno dei giardini della sua città, foss’anche iil Sempione, una quercia del parco di Monza muore (dal ridere).
Quello di Monza è l’unico a portata di mano affinché un cittadino possa farsi un’idea di cosa sia un vero parco. 688 ettari circondati da mura ne fanno il parco cintato più grande d’Europa. Garantisce una respirazione a pieni polmoni tra 43 specie di querce, 30 di Frassino, 22 di Pruno selvatico, 16 tipi diversi di magnolia, stuoli sparsi composti da esemplari di carpino bianco, ippocastani a profusione, platani in quantità, tigli e, nei giardini della Villa, due querce gemelle, una farnia e una scarlatta, di oltre 26 metri di altezza e 6 di diametro. Dulcis in fundo, un Ginko Biloba e una sequoia americana vicino al prato all’inglese.
In quanto alla fauna, è facile avvistare scoiattoli rossi, lepri, ghiri, conigli selvatici, picchi, anatre mandarine, germani reali, martin pescatori, addirittura aironi cenerini e la notte gufi, civette e volpi rosse. Certo ci vuole occhio, caro ‘l mè Toni.