Slitta al 2022 la candidatura dei Portici di Bologna a patrimonio dell’Umanità. Icomos, l’organo consultivo dell’UNESCO, dopo aver visionato il dossier, ha infatti rimandato al mittente le richieste del Comune chiedendo di riformulare la domanda: “l’eccezionale valore universale dei portici come esempio di sistema urbano di passaggi coperti – scrivono nella motivazione – non è stato dimostrato appieno”. Ciò che vorrebbero, a quanto risulta, è fare a meno dei tratti più moderni, eliminando dalla richiesta i portici del Treno della Barca e del MAMbo per lasciare soltanto quelli di epoca medievale, che comunque andrebbero maggiormente tutelati con un vincolo paesaggistico specifico.
Rimarrebbero quindi: portico del Pavaglione e Piazza Maggiore, via Santa Caterina, via Santo Stefano e piazza della Mercanzia, via Galliera e via Manzoni, Strada Maggiore, Baraccano, portico della Certosa, Piazza Cavour e via Farini.
Significherebbe, nella pratica, stravolgere il progetto nato per sottolineare “l’aspetto sociale e comunitario” dei portici stessi, che nella nuova versione diventerebbe qualcosa di molto diverso. Proprio nelle scorse settimane, tra l’altro, il Comune aveva stretto un accordo da 583 mila euro con Acer per ristrutturare i negozi vuoti del Treno della Barca al fine di sostenerne la candidatura.
Dal Comune nessun passo indietro, però: “Intendiamo ovviamente lavorare per seguire le raccomandazioni e, in questo modo, aggiustare la candidatura secondo le raccomandazioni richieste”, ha dichiarato la vicesindaca Valentina Orioli.
È chiaro, però, che delle periferie all’UNESCO non importa nulla.