Ad could not be loaded.

Boycott the ticket – assalto ai mezzi pubblici

L'aumento del biglietto a 2 euro serve a privatizzare il servizio di trasporti pubblico. L'unica è tornare agli espropri proletari

Scritto da Lucia Tozzi il 13 giugno 2019
Aggiornato il 21 giugno 2019

Finalmente è chiaro a che serve l’arte del parkour: a saltare in massa i tornelli della metropolitana.

Bisogna però essere fisicamente preparati, come si evince dal video:

Sarà meglio organizzare in fretta dei corsi intensivi, perché dal 15 luglio ci toccherà prendere d’assalto i tram, scavalcare tutti insieme le porte automatiche della linea lilla, travolgere urlando selvaggiamente i controllori schierati a Cordusio, rispolverare il vocabolario e le pratiche delle grandi lotte degli anni 70, quando impazzavano gli espropri proletari e si faceva irruzione nei cinema.

Un fotogramma pixelato del film “gli invisibili” con esproprio proletario.

Un metodo efficace sul lungo periodo era illustrato, rigorosamente senza punteggiatura, ne Gli invisibili di Nanni Balestrini: «Si viaggiava a gruppi numerosi e si dichiarava che non si pagava distribuendo poi alla gente dei volantini per invitarli a fare lo stesso finché diventava un’abitudine e il bigliettaio neanche più chiedeva il biglietto ai compagni neanche quando erano soli in un primo tempo la società degli autobus ha pensato di mettere delle guardie sugli autobus ma poi ha dovuto rinuciare perché a questo costo doveva sommare quello delle devastazioni delle stazioni e anche quello di un paio di autobus andati in cenere una notte».

Al tempo era chiaro che il trasporto pubblico fosse un diritto per i cittadini equivalente alla sanità e all’istruzione, non un privilegio o un servizio di lusso, come sta diventando a Milano.
Pagare – dal 15 luglio, a quanto pare – un biglietto da 2 Euro invece di 1,5, un giornaliero da 7 invece che da 4,5, un settimanale da 17 invece che da 11.30, un mensile da 39 invece che da 35, un carnet da 18 invece che da 13,80, è assurdo in una città che dice di volere promuovere l’uso del trasporto collettivo, di concentrare le proprie energie sulle periferie (ahah) e di combattere attivamente il climate change al fianco di Greta.

L’aumento del biglietto è assurdo in una città che dice di volere promuovere l’uso del trasporto collettivo, di concentrare le proprie energie sulle periferie (ahah) e di combattere attivamente il climate change al fianco di Greta

Nel frattempo è emerso anche che il motivo fondamentale di questa impopolare decisione non risiede, come è stato detto, nella necessità di finanziare la manutenzione e l’espansione della linea, ma di renderla appetibile per la sua futura privatizzazione: infatti il Comune ha deciso di non affidare, come potrebbe, la gestione ad ATM, ma di assegnare tramite gara la gestione di tutto il trasporto pubblico di Milano, Monza, Pavia, Lodi a un nuovo soggetto, Milano Next , un consorzio di cui farebbe parte anche ATM, A2A Smart City, Bus Italia (controllata da Ferrovie dello Stato), Hitachi Rail Sts, IGP DECAUX, Commscon Italia, specializzata in comunicazione in banda larga mobile. E, come insegna Ken Loach, i privati inseguono i profitti a scapito dei lavoratori degli utenti e del servizio, tracciando un sicuro percorso di tagli ai costi, aumenti tariffari e indurimento delle condizioni lavorative.

E, proprio mentre Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi annuncia misure di riduzione del biglietto con l’obbiettivo della gratuità, su una rete di trasporti innervata su 15 linee di metro e che copre un’area ben più vasta di quella milanese, i fan di Sala difendono l’aumento “perché Milano così si adegua agli standard europei”.
Un’idea che dà la misura del provincialismo del modello Milano: in Europa e nel mondo si moltiplicano invece i movimenti che invitano a non pagare il biglietto. Nella europeissima Stoccolma, ad esempio, c’è Planka, che con 10 Euro al mese paga tutte le multe che si possono prendere viaggiando senza biglietto sui mezzi pubblici.

Non ci resta che sabotare, in massa.

Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-07-01