Nonostante i 40 anni di attività, gli oltre 500 soci e socie, le decine di eventi, incontri e corsi per tutte le età in una zona ormai priva di spazi ricreativi, l’associazione Centro sociale culturale Villa Paradiso dovrà lasciare la propria sede di via Emilia Levante 148. Il motivo ufficiale, descritto in una delibera comunale dell’8 gennaio scorso, è il cambio di destinazione dell’immobile, che da Casa di Quartiere si trasformerà – si legge – in luogo per la “promozione del benessere di comunità al fine di insediarvi interventi innovativi sul welfare di prossimità“. Siccome, però, tra le 21 Case di Quartiere con la convenzione in scadenza, quella di Villa Paradiso sarà l’unica a subire questa sorte in molti pensano che i motivi siano di natura diversa.
La struttura era, infatti, finita al centro di numerose polemiche prima per il film considerato filorusso Il Testimone, poi per l’iniziativa Russia Corea Popolare. Una lunga storia di amicizia. In entrambi i casi era intervenuto il Comune stesso, minacciando provvedimenti e ottenendo così l’annullamento degli eventi. Tutto quindi farebbe pensare a una ritorsione, ipotesi sposata anche della Vicepresidente del Parlamento Europeo ed esponente del PD, Pina Picierno, che in un tweet scrive: “Molto bene la decisione del @comunebologna che revoca la convenzione con l’associazione filorussa che gestiva Villa Paradiso; Villa Paradiso sarà destinata al welfare e al benessere dei cittadini e non più alla diffusione di disinformazione di stampo putiniano”.
Ne è comunque certo Maurizio Sicuro, che nel 2019 ha assunto la presidenza dell’associazione rimettendo in piedi insieme al nuovo consiglio direttivo quello che all’epoca era luogo in stato di semi-abbandono.
«Quando siamo arrivati, a luglio 2019 – racconta – gli iscritti erano pochissimi, una quarantina, il centro era praticamente chiuso; era, infatti, dovuto intervenire il quartiere Savena per metterci dei volontari che lo tenessero aperto 2-3 ore al giorno. Il giardino poi era totalmente abbandonato e preso di mira da persone moleste e spacciatori che disturbavano continuamente il vicinato. Quasi ogni giorno c’era una denuncia. Per questo insieme ad altre persone che abitano qui vicino abbiamo deciso di prendere in mano la situazione, prima dando una mano, poi venendo eletti alla direzione. Da quel momento le cose sono cambiate: i soci sono passati ad essere 500 (di cui l’80% donne), il giardino è diventato un punto di riferimento per la zona soprattutto con le attività organizzate per Bologna Estate e abbiamo aperto le porte a tutti e tutte, dai giovani agli anziani. Risultato: non ci sono più state denunce e le persone ci ringraziano. E mai abbiamo avuto problemi né col Comune né col quartiere, almeno fino alla vicenda del film “Il Testimone” che però non abbiamo organizzato noi.»
Raccontaci allora com’è andata.
«Quelle sono state iniziative organizzate da altri che noi stavamo solo ospitando, così come abbiamo sempre ospitato, essendo libertari, tutti gli eventi che ci sono stati proposti – tra cui le primarie del PD o, durante le scorse regionali, gli incontri con l’avvocato Mummolo nella lista PD e Marilena Pilati che oggi è Sindaca di San Lazzaro – e che rispettavano i pre-requisiti previsti dalla carta dei valori delle Case di Quartiere, ovvero: antifascismo, antirazzismo e antisessismo. Così . Quindi da un lato ci sono i nostri eventi, quelli che rispecchiano il nostro modo di vedere le cose, dall’altro quelli che ospitiamo – su contributo volontario e mai su pagamento – pur magari non condividendone il pensiero. Ed è assurdo che sia il Sindaco che Pina Picierno – che nei suoi deliri ci chiama associazione filorussa – non comprendano la differenza tra gestori e organizzatori. Aggiungo anche che se il Comune tra i pre-requisiti avesse inserito pure quello di essere contro la Federazione Russa, avremmo rispettato anche quella regola. Parliamo comunque di eventi che non si sono mai svolti, visto che in entrambi i casi abbiamo legato l’asino dove voleva il padrone.»
Quindi non siete filo-Putin?
Proprio no. Siamo contro l’invio delle armi in Ucraina, come anche del massacro a Gaza, questo sì. Ma sono cose totalmente diverse.
E perché vi mandano via?
«Probabilmente perché non siamo allineati, ma non hanno avuto il coraggio di dircelo, eccetto elencarci tutte quelle cose incomprensibili che sono scritte anche nella delibera e che ci hanno ripetuto in un incontro surreale. È chiaro che si stanno nascondendo dietro a un tecnicismo, che è il cambio di destinazione d’uso, spostando la struttura dal Quartiere all’area Welfare. Casualmente la nuova assessora al Welfare è Matilde Madrid, che un anno fa ci chiamò minacciandoci di prendere provvedimenti per la proiezione de “Il Testimone”. Sarà sicuramente un caso. Ma hanno agito così perché, nei fatti, non possono contestarci nulla. Peraltro noi un lavoro di welfare e contro la solitudine l’abbiamo fatto per davvero. È comunque un brutto precedente perché vuol dire che qualsiasi immobile del Comune può fare la nostra fine».
Vi è stata proposta un’altra sede?
«No, al momento nessuno si è fatto sentire. Come tutti quelli in scadenza abbiamo una proroga fino al 28 febbraio, ma nella convenzione c’era scritto che se non fosse stata rinnovata ci sarebbero stati sei mesi di proroga per permettere la prosecuzione delle attività, quindi, se i patti fossero rispettati, dovremmo andare via a fine maggio.»