Sono passati cinque anni da quando Simon Reynolds coniava l’impopolare termine “Conceptronica”. Nel 2019, il critico musicale usò quest’espressione per definire quelle forme di musica elettronica che incorporano in modo massiccio la theory, in una non sempre fortunata commistione tra rave, sottotesti teorici e filosofici e forme performative più vicine all’arte contemporanea, che lega gli album a dei tentativi di gesamtkunstwerk: opere d’arte totali.
In effetti di “Conceptronica”, negli ultimi dieci anni, ne abbiamo avuta parecchia. Deconstructed Club Music, presentazioni di album in spazi museali, forme ibride di eventi a metà tra rave e performances; anche facendo a meno di quel nome, è innegabile che tanta musica elettronica esista passando attraverso delle basi teoriche molto forti.
Come si è evoluto questo concetto cinque anni dopo, in cui l’offerta di Festival musicali su territorio italiano ed europeo si è moltiplicata, con proposte musicali tanto ambiziose? Percorrere alcuni nomi della line-up del LOST Festival del 2024 potrebbe fornire una risposta.
Il primo da cui partire per approcciare questo discorso è sicuramente Varg²™, che durante la giornata di sabato 6 luglio presenterà Nordic Flora Series: un progetto, questo, che copre un time-span di circa dieci anni (il primo EP risale al 2016) ed è estremamente rappresentativo del modo di pensare gli act oggi. Nordic Flora è il nome di numerosi EP e di album firmati Jonas Rönnberg – nome all’anagrafe di Varg²™, NdR – artista che appartiene a tutta quella generazione di musicisti del nord-Europa confluiti in due etichette fondamentali dell’elettronica contemporanea: Posh Isolation e Northern Electronics. Pur partendo dalle premesse che vanno sotto il genere “techno” il suo stile si espande per abbracciare un linguaggio che utilizza il genere musicale come mezzo e non come finalità. Il genere musicale viene qui decomposto, destrutturato e riconsegnato a pezzi in un live in cui è la personalità dell’artista ad emergere, e non le sue influenze discorsive.
Il medesimo approccio viene portato avanti dal duo finnico Amnesia Scanner in collaborazione con l’artista francese, di base a New York, Freeka Tet.
Durante l’apertura del Festival venerdì 5 luglio, presenteranno per la prima volta in Italia lo show Psycho Cat. Il loro ultimo album STROBE.RIP, del 2023, li posiziona tra i più vicini all’etichetta post-rave: nel full-lenght proseguono una definizione di un’estetica digital-guitar, in cui l’eredità di generi come metal e rock viene rimescolata in chiave distopica, ovviamente sul dancefloor. Anche qui, il genere è un mezzo che viene utilizzato per la costruzione di un mondo specifico, nato dalle macerie di una stagione passata.
E non c’è modo migliore di abbracciare l’etichetta post-rave se non con il nome di Gabber Eleganza, presente il line-up per la terza volta consecutiva: i suoi DJ-Set sono un viaggio all’interno del concetto di hardcore, in cui, come sentiremo, possono abitare istanze diversissime che appartengono a più generi.
Un approccio simile, ma con risultati nettamente diversi, ci arriva da Joanne Robertson, musicista, autrice e pittrice che lavora con medium differenti e di volta in volta funzionali alla sua spinta creativa, che performerà nell’ultima giornata di domenica 7 luglio. Il suo ultimo lavoro, Blue Car (2023) è caratterizzato dalla voce disturbata dell’artista che ci accompagna attraverso scritti e pensieri, registrazioni estemporanee di impressioni colte al volo, portando la forma-canzone cantautorale che sta alla base verso territori “altri” dissolvendo l’identità nell’etere. Un approccio post-tutto debitore, ovviamente, della lezione del londinese Dean Blunt, con cui infatti ha collaborato nell’album Black Metal 2 (sue le voci). Insieme a Florence Sinclair e Damsel Elysium vanno a formare la batteria londinese di questa edizione.
In questo filone di ibridazione non mancano sicuramente i local heroes del nostro paese: Ciro Vitiello, Cortex of Light, Piezo (in B2B con Simo Cell) e NPGLNN sono i nomi degli artisti italiani che si inseriscono in questo affascinante continuum, ognuno di loro portando una visione fortemente personale.
Le coordinate di queste ibridazioni non passano solamente per quelle di genere, ma anche per quelle geografiche. Questo livello di lettura appare altrettanto interessante scorrendo la line-up del Festival. Neo Geodesia, Ale Hop & Laura Robles, Pelada sono artisti che incorporano nella performance di stampo elettronico ritmi tradizionali delle proprie terre d’origine.
Ibridazioni post-rave e meta-generis, influenze elettroniche orientali e dell’America Latina: tutto lascia pensare ad una line-up in cui la teoria è predominante. E tuttavia, l’aspetto interessante della direzione artistica del LOST sta nel fatto di saper bilanciare il giusto livello di performance, live act e DJ-Set, stimolando tanto la mente quanto il corpo. In questo senso, è possibile vedere due direzioni predominanti: la prima, caratterizzata da performances complesse, legate maggiormente ad una forma d’ascolto, e la seconda legata a forme decisamente più ballabili.
Se il primo annuncio della line up del LOST aveva fatto pensare che il Festival parmigiano stesse riuscendo nel suo intento di costruire una proposta articolata senza fare della FOMO il driver principale per staccare i biglietti, vedere la rosa di artisti al completo ha confermato questa impressione. La line-up, comprensiva di 28 artisti distribuiti per tre giornate, contiene dei nomi che difficilmente possono essere considerati headliner, e se è vero che la location del Labirinto della Masone è la punta di diamante dell’esperienza, è anche vero che in Italia i tempi sono oltremodo maturi per proporre una direzione artistica che non includa superstar come veicolo di vendita.
Un’edizione quella che sta per aprirsi che quindi, tornando alla domanda iniziale, raccoglie l’eredità disseminata dalle forme di elettronica d’avanguardia degli ultimi anni per restituirla all’interno di un contesto esperienziale, dimostrando che la cosiddetta “Conceptronica” o in qualunque modo si voglia chiamarla non si è chiusa all’interno di un circolo autoreferenziale, ma che il suo linguaggio è stato accolto da un pubblico più ampio.